La crescente diffusione della tecnologia deepfake e della disinformazione costituisce un tema di rilevante attualità in Italia. Durante un recente convegno, Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria, ha rivelato che il 46% degli italiani percepisce un rischio legato a questo fenomeno. Tuttavia, ciò che emerge è un divario di conoscenze tra la popolazione e le aziende, con queste ultime più consapevoli delle minacce potenziali rappresentate dai deepfake.
La consapevolezza degli italiani riguardo al deepfake
Al convegno ComoLake 2024, Barachini ha presentato dati significativi riguardo alla conoscenza del fenomeno deepfake tra gli italiani. Ben il 46% della popolazione non ha mai sentito parlare di questa tecnologia, mentre solo un esiguo 30% possiede una conoscenza generica del termine. Questo scenario evidenzia una lacuna informativa, con una parte notevole della popolazione italiana non consapevole dei rischi e delle implicazioni delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, incluse le potenzialità di disinformazione e manipolazione.
Questa mancanza di informazione può alimentare un clima di vulnerabilità, dove individui e gruppi possono essere più facilmente influenzati da contenuti ingannevoli. Inoltre, Barachini ha sottolineato come il fenomeno deepfake rappresenti un’opportunità per coloro che intendono diffondere false informazioni, rendendo necessario un intervento di educazione e sensibilizzazione nella società al fine di mitigare il rischio percepito.
Le conseguenze di una scarsa alfabetizzazione digitale possono essere gravi, considerando che le tecnologie di deepfake non solo minacciano la verità dell’informazione, ma possono anche compromettere relazioni personali e professionali. Pertanto, un aumento della consapevolezza tra i cittadini potrebbe contribuire a costruire una società più resiliente di fronte alla disinformazione.
Le aziende e il rischio di fake news
Se analizzando la percezione del rischio si prendono in considerazione le aziende, la situazione cambia. Barachini ha registrato che tre delle quattro aziende più importanti a livello globale riconoscono le fake news come una minaccia concreta per la propria attività. In particolare, il 64% delle imprese è consapevole dei danni reputazionali che i deepfake possono causare, facendo emergere una diversa prospettiva rispetto alla popolazione generale.
Questa evidenza segnala una responsabilità crescente per le aziende nel proteggere la propria immagine e veridicità. Le organizzazioni sono dunque chiamate a sviluppare strategie di comunicazione e prevenzione per affrontare le sfide poste dai deepfake e dalle fake news, investendo in tecnologia avanzata e in formazione del personale.
La consapevolezza aziendale riguarda non solo la protezione del brand, ma anche l’adozione di pratiche aziendali etiche e trasparenti. Le aziende devono dunque creare un ecosistema in cui l’informazione corretta prevalga e dove si possa contrastare attivamente la diffusione di contenuti falsificati.
Gli aspetti energetici e le sfide della tecnologia
Durante il suo intervento, Barachini ha anche toccato un punto cruciale riguardo alla necessità di un approccio interdisciplinare nello sviluppo delle tecnologie, in particolare per quanto concerne i consumi energetici. I data center, fondamentali per l’operatività dell’intelligenza artificiale e dei servizi digitali, stanno generando un crescente fabbisogno di energia, ponendo interrogativi sulla sostenibilità di questi modelli.
Il sottosegretario ha esortato a riflettere su come gli investimenti in tecnologia debbano essere accompagnati da uno sviluppo sostenibile, che consideri l’importanza di ridurre l’impatto ambientale. È essenziale per le aziende tecnologiche di adottare pratiche più sostenibili e innovare nel settore energetico, per garantire che i progressi tecnologici non ricadano negativamente sull’ambiente.
Barachini ha altresì richiamato l’attenzione sull’importanza di un’armonizzazione fiscale a livello europeo, sostenendo che occorre stabilire un equilibrio nelle tassazioni per incentivare investimenti nei Paesi dove si producono effettivi benefici economici. Questo approccio è considerato necessario per poter valorizzare le opportunità offerte dalla tecnologia in Italia, massimizzando i ricavi e i benefici fiscali derivanti dall’innovazione.