Il rischio di perdere 33.000 posti di lavoro in Italia si fa sempre più concreto a causa dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Questa preoccupante realtà è stata evidenziata da un’analisi di Confartigianato, che ha messo in luce come le piccole e micro imprese, operanti nel settore manifatturiero e attive nell’export verso gli Stati Uniti, possano subire un colpo significativo. Le aziende italiane, che attualmente esportano beni per un valore di 17,9 miliardi di euro, rischiano di vedere circa 13.000 occupati a rischio.
L’analisi di Confartigianato non si limita a queste proiezioni occupazionali, ma sottolinea anche l’impatto economico delle nuove tariffe. Si prevede un calo delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti di oltre 11 miliardi di euro, un dato allarmante considerando che il valore totale delle esportazioni attuali ammonta a 64,8 miliardi di euro.
Le regioni più colpite
Confartigianato ha stilato una lista delle regioni italiane più vulnerabili agli effetti dei dazi. In testa alla classifica troviamo la Lombardia, con un export verso gli Stati Uniti che raggiunge i 13,5 miliardi di euro, pari al 20,5% del totale nazionale. Seguono l’Emilia-Romagna con 10,7 miliardi (16,3%), la Toscana con 10,3 miliardi (15,6%), il Veneto con 7,2 miliardi (10,9%), il Piemonte con 5,2 miliardi (7,9%) e il Lazio con 3,3 miliardi (5,1%).
Le province in prima linea
Esaminando i dati a livello provinciale, emerge che Milano si colloca al primo posto per export verso gli Stati Uniti, con un valore di 6,1 miliardi di euro. Seguono Firenze con 5,7 miliardi, Modena con 3,1 miliardi, Torino con 2,7 miliardi, Bologna con 2,6 miliardi e Vicenza con 2,2 miliardi.
Le dichiarazioni di Confartigianato
Marco Granelli, presidente di Confartigianato, ha commentato la situazione affermando che “la politica dei dazi non porta benefici a nessuno”. Secondo Granelli, le sfide commerciali dovrebbero essere affrontate promuovendo la libera circolazione delle merci, piuttosto che ricorrere a misure protezionistiche che rischiano di danneggiare l’economia italiana e i posti di lavoro.
In un contesto economico già fragile, l’industria italiana guarda con apprensione agli sviluppi futuri, auspicando una risoluzione che possa prevenire ulteriori danni all’occupazione e al commercio internazionale.