Dante Alighieri, noto come il “sommo poeta” e padre della lingua italiana, fece il suo ingresso in America alla fine del XIX secolo grazie alle traduzioni della Divina Commedia in vari dialetti italiani. In quel periodo, l’America ospitava numerose colonie di immigrati provenienti dall’Italia, anche se la maggior parte di loro era ancora analfabeta. Nonostante ciò, tutti conoscevano Dante grazie alle traduzioni della sua opera in diversi dialetti.
Nel XIX secolo, la Divina Commedia fu introdotta negli Stati Uniti dai letterati italiani in esilio e dal Dante Club, fondato da H.W. Longfellow, professore di lingue e letterature moderne ad Harvard. Longfellow, autore di poemi narrativi come La canzone di Hiawatha ed Evangeline, aveva già dimostrato la sua passione per Dante nel 1830, quando tenne una lectura dantis all’inaugurazione del Bowdoin College nel Maine. In seguito, con l’aiuto dei suoi amici poeti C. E. Norton e J. R. Lowell, Longfellow tradusse l’intera Commedia in inglese. Nel 1865, inviò l’Inferno a Firenze in occasione del sesto centenario della nascita di Dante. Due anni dopo, il poema dantesco fu pubblicato in tre volumi con il titolo The Divine Comedy of D. A., translated by H.W.L. Boston, 1867. Gli americani compresero lo spirito della sua poesia e lo adattarono alle necessità culturali e politiche dell’epoca, dopo la terribile guerra di Successione. In tutto il continente americano, furono dedicati a Dante monumenti, parchi, piazze e persino pizzerie.
Fiorella Operto, laureata in filosofia e co-fondatrice della Scuola di Robotica, e Maria Teresa Cannizzaro, docente di storia e filosofia e collezionista di bigiotteria americana d’epoca, sono le autrici del libro “…E Dante sbarcò in America” (Tau Editrice, 20 euro, 428 pp). Attraverso la loro ricerca, ci offrono una prospettiva unica sull’influenza di Dante in America e sulla sua presenza nella cultura americana.
Articolo originale: FIORELLA OPERTO E MARIA TERESA CANNIZZARO – …E DANTE SBARCO’ IN AMERICA (Tau Editrice, 20 euro, 428 pp)
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