Danno erariale di oltre 35 milioni: la Corte dei conti indaga sul termovalorizzatore in Calabria

La recente iniziativa della Procura regionale della Corte dei conti per la Calabria ha acceso i riflettori su un caso di danno erariale che tocca da vicino la gestione dei rifiuti nella regione. Oltre 35 milioni di euro sono stati contestati a seguito di un appalto risalente al 2000, riguardante un termovalorizzatore e diversi centri di stoccaggio nell’ambito del sistema integrato di smaltimento dei rifiuti noto come ‘Calabria Nord‘. L’operazione evidenzia le difficoltà nel settore della gestione dei rifiuti, che ha spesso visto ritardi e contenziosi sul territorio.

L’appalto del 2000 e le sue problematiche

Nel 2000, il commissario straordinario del governo per l’emergenza rifiuti in Calabria assegnò un appalto per la costruzione di un termovalorizzatore e strutture adibite a centri di stoccaggio. L’intento era quello di risolvere la crisi dei rifiuti, un problema atavico per la regione, che affliggeva le comunità locali da anni. Tuttavia, a distanza di più di due decenni, l’opera non è mai stata avviata e il progetto è rimasto in uno stato di “stallo” a causa di un contenzioso legale.

Il danno erariale contestato dai giudici contabili si basa sulla verifica dei contratti e sulla mancata realizzazione di opere pubbliche che avrebbero dovuto garantire una gestione più sostenibile dei rifiuti. Questo accertamento si concentra non solo sui costi sostenuti, ma anche sugli effetti diretti sul servizio, dato che l’assenza di strutture adeguate ha amplificato i problemi legati allo smaltimento nella regione.

I protagonisti dell’inchiesta

L’inchiesta ha portato alla citazione di un avvocato e di un dirigente della Regione Calabria, ritenuti responsabili degli sviluppi negativi legati all’appalto. La posizione di questi soggetti è ora al vaglio della magistratura contabile, che esaminerà le varie responsabilità nella gestione dell’appalto e nella successiva mancanza di azioni correttive.

Queste figure, sebbene non siano collegate a fatti di reato penale, sono accusate di non aver tutelato adeguatamente gli interessi pubblici, permettendo di fatto che il progetto rimanesse senza progressi per anni. L’indagine condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro ha gettato luce su una questione complessa, che vuole fare chiarezza su una potenziale mal gestione delle risorse pubbliche.

Implicazioni per la gestione dei rifiuti in Calabria

Questo caso non si limita a un’accusa di mal gestione economica, ma sottolinea un problema sistemico che ha afflitto la Calabria per anni: la difficoltà nel portare a termine progetti cruciali per la comunità. La mancanza di un termovalorizzatore funzionante ha avuto ripercussioni su tutta la regione, aggravando la situazione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.

Le indagini e i provvedimenti della Corte dei conti potrebbero fungere da deterrente per future pratiche errate nella gestione dei servizi pubblici. È fondamentale che l’amministrazione pubblica prenda coscienza dell’importanza di una pianificazione rigorosa e della trasparenza nella gestione delle assegnazioni, se si desidera evitare simili situazioni in futuro. L’andamento del caso potrebbe anche influenzare future politiche e approcci nella gestione dei rifiuti e dei relativi investimenti, segnando un potenziale punto di svolta per la sostenibilità ambientale nella regione.