Il panorama finanziario della Cina sta affrontando una fase critica, con i rendimenti sui titoli di Stato che scendono ai minimi storici. Questo fenomeno non è solo un riflesso delle tensioni economiche internazionali, ma evidenzia anche le sfide interne che il paese deve affrontare. Gli investitori stanno mostrando crescente preoccupazione riguardo alla domanda interna, portando a scommesse su un allentamento della politica monetaria da parte della banca centrale.
Negli ultimi giorni, il rendimento sui titoli di Stato a un anno in Cina è sceso rapidamente allo 0,92%, il valore più basso registrato dal 2009. Anche i titoli a dieci anni hanno subito un ribasso, toccando l’1,74%, con una diminuzione di 0,03 punti percentuali, dopo aver superato la soglia del 2% all’inizio di dicembre. Questa dinamica non si osservava dai tempi della crisi finanziaria globale, quando i mercati erano in preda all’instabilità.
La caduta dei rendimenti segue di poco l’annuncio della banca centrale cinese, che ha deciso di mantenere invariati i tassi di base sia a uno che a cinque anni. La stabilità dei tassi suggerisce che potrebbero esserci ulteriori aggiustamenti in vista, con previsioni che indicano possibili tagli nel 2025. Questa situazione porta a interrogarsi sulle reali misure che verranno adottate per stimolare l’economia e sostenere la crescita.
L’andamento attuale suggerisce una rinvigorita corsa all’acquisto di titoli di Stato, che ha portato a un aumento dei prezzi. Gli investitori sembrano temere che l’attuale debolezza della domanda interna possa spingere la banca centrale cinese a implementare ulteriori misure espansive. Questo evento ha generato un clima di attesa e incertezza, complicato ulteriormente dai deludenti dati provenienti dalle vendite al dettaglio di novembre.
Le vendite si sono rivelate inferiori rispetto alle previsioni, un segnale chiaro di come i consumatori cinesi stiano probabilmente rallentando la loro spesa. Contestualmente, anche le testimonianze riguardanti le importazioni non sono state rosee, confermando la fragile situazione dell’economia del paese e alimentando discussioni su un potenziale scenario di crisi deflattiva, evocando paragon di eventi passati in Giappone.
La situazione monetaria si complica ulteriormente considerando che il tasso sulle operazioni di rifinanziamento a sette giorni è attualmente fissato all’1,5%. Questo livello indica la risposta della banca centrale alle sfide economiche imminenti, ma lascia aperti dubbi su quanto possa già essere utile a stimolare la crescita. Un ambiente di tassi così bassi solleva interrogativi anche sul futuro delle politiche fiscali e monetarie cinesi.
In un contesto economico dove i rendimenti dei titoli di Stato riflettono una crescente cautela da parte degli investitori, si attende con ansia la prossima mossa della banca centrale. Sarebbe essenziale che le autorità monetarie adottino misure incisive per contrastare non solo l’inefficienza della domanda interna, ma anche il delicato equilibrio economico del paese nel suo complesso. Le prossime settimane potranno fornire indicazioni cruciali sui prossimi passi da intraprendere, sia nell’ambito delle politiche monetarie che nella risposta ai timori di una stagnazione economica.