Crisi del personale sanitario: il grido di aiuto di medici e infermieri in burnout

Il servizio sanitario italiano sta vivendo un momento critico, con medici e infermieri che si sentono sempre più stanchi e frustrati, in cerca di opportunità di lavoro che possano garantire un migliore equilibrio tra vita lavorativa e personale. Il III Rapporto sulla ‘Salute e il sistema sanitario’, presentato a Roma dall’Osservatorio Salute, legalità e previdenza, getta un’illuminante luce sui problemi che affliggono il settore, con particolare attenzione alla costante presenza di burnout tra gli operatori. Con oltre il 52% di medici e il 45% di infermieri colpiti, la situazione è allarmante, segnalando la necessità di cambiamenti urgenti per il benessere del personale.

Il personale sanitario: numeri in calo e problemi crescenti

Secondo il rapporto, il personale sanitario dipendente al 31 dicembre 2022 ammontava a 625.282 unità. Questa cifra è la risultante di politiche di contenimento della spesa pubblica, che negli anni hanno portato a una carenza cronica di personale. Queste misure non solo hanno creato un ambiente di lavoro insostenibile, ma hanno anche contribuito a una crescente disaffezione tra i lavoratori. Il blocco del turnover ha amplificato il problema, costringendo quei pochi impiegati a sforzi e carichi di lavoro estremi. Un dato inquietante è il fatto che un’indagine della Federazione dei medici internisti ospedalieri abbia rivelato che uno su due dei medici in servizio ha subito il burnout. La situazione per gli infermieri è simile, con quasi la metà della categoria a fronteggiare simili sfide. Questo quadro è accentuato dalle difficoltà che le donne affrontano nel conciliare il lavoro con le responsabilità familiari, con un’incidenza del burnout tra di loro significativamente più alta.

La violenza nei confronti del personale sanitario

A complicare ulteriormente la già difficile condizione del personale sanitario si aggiungono episodi di violenza che prendono di mira gli operatori. Circa 18mila professionisti hanno segnalato aggressioni nel corso dell’ultimo anno, con un numero considerevole di segnalazioni provenienti da donne. Risulta allarmante il fatto che il settore più colpito sia quello infermieristico, seguito da medici e operatori sociosanitari. Questo clima di insicurezza non solo mina il morale dei lavoratori accrescendo lo stress e l’angoscia, ma ha anche un impatto diretto sull’attrattività del servizio sanitario nazionale. Le difficoltà nel reclutamento e nella permanenza del personale sono un sintomo chiaro che emergono da statistiche sempre più preoccupanti.

Le nuove generazioni e le sfide del lavoro sanitario

Il cambiamento generazionale sta contribuendo a ridefinire il panorama lavorativo della sanità. La Generazione Z, i cosiddetti nativi digitali, mostra una chiara inclinazione verso stili di lavoro più flessibili rispetto ai loro predecessori. In un contesto lavorativo dove il burnout è dilagante e i carichi di lavoro sono pesanti, i giovani cercano opportunità in grado di offrire maggiore autonomia, orari adattabili e minori vincoli burocratici. È evidente che la transizione verso una forza lavoro più femminilizzata, rappresentata per oltre i due terzi nei settori sanitari, sta influenzando i valori e le aspettative di chi entra o si affaccia nel mondo del lavoro.

Il servizio sanitario nazionale deve affrontare una sfida significativa per attrarre e mantenere i suoi professionisti. La tendenza a cercare alternative all’estero o nel settore privato è in aumento. La doppia sfida, da un lato di risolvere i problemi interni e dall’altro di adattarsi alle nuove esigenze dei lavoratori, rappresenta la strada da percorrere per salvaguardare uno dei pilastri fondamentali della salute pubblica italiana.