La variante Pirola è stata isolata a Brescia dal team di Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia. Secondo gli esperti italiani, la presenza di Pirola non rappresenta un motivo di preoccupazione, poiché non è stata riscontrata un’aggravamento dei casi in cui è stata dominante, come negli Stati Uniti. Le varianti devono essere considerate come un argomento scientifico e non devono diventare oggetto di allarmismo nella sfera pubblica. La scoperta di Pirola a Brescia è stata accolta come un’opportunità di studio per comprendere meglio la sua composizione e il suo impatto sul virus. I ricercatori erano preoccupati che questa variante potesse eludere i test antigenici, ma l’isolamento del ceppo a Brescia ha permesso di acquisire maggiori informazioni su questo aspetto. È stato riscontrato che Pirola ha circa 33-34 mutazioni, inclusa la proteina N del Sars-CoV-2. Ci sono ipotesi che questa variante possa portare a un aumento delle infezioni nelle persone immunocompromesse e sviluppare ulteriori mutazioni. La presenza di un numero così elevato di mutazioni nella proteina Spike, che il virus utilizza per infettare le cellule, preoccupa gli esperti, poiché potrebbe influire sulla contagiosità di Pirola e renderla predominante. Attualmente, la variante rimane sotto osservazione e viene monitorata attentamente. È stata identificata come una sottovariante di Omicron 2 e è stata segnalata in diversi paesi fin da luglio.
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