Israele sotto accusa per il comizio pro Gaza a Milano
Un comizio pro Gaza tenutosi ieri a Milano ha scatenato una bufera di polemiche, avvenendo contemporaneamente alla manifestazione contro la violenza sulle donne. Il ministro e vicepremier Matteo Salvini ha condiviso sui suoi profili social un video che mostra una ragazza con il volto coperto da una kefiah e un velo, che rivolge espressioni offensive nei confronti di Israele e degli ostaggi liberati da Hamas. Salvini ha commentato indignato: “Usare la piazza che si riunisce contro la violenza sulle donne per insultare il popolo israeliano. Che vergogna”.
Le parole provocatorie della ragazza al comizio
La ragazza al microfono ha espresso la sua soddisfazione per il successo ottenuto, affermando che i palestinesi hanno ottenuto ciò che volevano senza ricorrere alla forza. Ha sottolineato che Israele ha dovuto interrompere i bombardamenti, gli omicidi e i massacri per ottenere il rilascio dei prigionieri di guerra. Nonostante le sue parole offensive, ha cercato di giustificarsi dicendo: “Non offendetevi. Rispetto tutte le età, ma avete visto i giovani palestinesi? E avete visto i loro prigionieri? Sembrava di aver liberato una casa di riposo. È un grande merito averli mantenuti in salute: non è facile mantenere in vita un 90enne e un 18enne. I nostri giovani, pieni di forza, sono finalmente usciti e quando li ascolti parlare capisci perché sono stati imprigionati: Israele ha paura”.
La reazione indignata di Matteo Salvini
Il ministro Salvini ha espresso la sua indignazione per l’utilizzo di un evento contro la violenza sulle donne come piattaforma per insultare il popolo israeliano. Ha sottolineato la vergogna di tale comportamento e ha condiviso il video sui suoi profili social per evidenziare l’accaduto. La polemica è scoppiata a causa delle parole offensive pronunciate dalla ragazza, che ha sfruttato l’occasione per esprimere il suo sostegno alla causa palestinese. La situazione ha suscitato un acceso dibattito sulla libertà di espressione e sulle modalità di manifestazione delle proprie opinioni, soprattutto in contesti sensibili come quello del conflitto israelo-palestinese.
This website uses cookies.