L’episodio di venerdì sera in Premier League ha scatenato reazioni di incredulità fra gli appassionati di calcio. Durante il match tra Brighton e Brentford, terminato 0-0, si è verificato un clamoroso errore sia da parte dell’arbitro che dell’assistente VAR. Joao Pedro, attaccante del Brighton, ha tentato un colpo violento con una gomitata contro Yehor Yarmoliuk ma è rimasto impunito, sollevando interrogativi sull’applicazione delle norme del regolamento. Ci si interroga ora sulle conseguenze di tale decisione e sulle lacune nel sistema di arbitraggio.
L’episodio in questione si è verificato a quindici minuti dalla conclusione della partita. Joao Pedro ha tentato di colpire Yarmoliuk con una gomitata, gesto che per fortuna non ha avuto successo. L’azione è stata considerata particolarmente violenta e avrebbe potuto causare gravi danni fisici. Il direttore di gara, Andrew Madley, è stato giustificato dalla sua possibile inattività nel non aver visto l’episodio, ma il VAR ha avuto accesso ai replay e la possibilità di intervenire. Qui nasce il primo grave errore: il VAR ha scelto di non raccomandare l’espulsione del giocatore. Questo tipo di condotta, come stabilito dall’articolo 12 del Regolamento del Gioco del Calcio, prevede l’espulsione per qualsiasi tentativo di violenza anche se non genera contatto.
L’interpretazione da parte del VAR di questa azione ha sollevato non poche polemiche. I rischi legati a gesti simili sono noti nel mondo del calcio; una gomitata, anche se non portata a termine, rappresenta un attentato alla sicurezza di un avversario, ed è fondamentale che tali comportamenti vengano puniti severamente. Non solo i tifosi, ma anche esperti e analisti sportivi hanno espresso preoccupazione riguardo alla capacità delle autorità di garantire un arbitraggio equo e corretto.
Secondo l’articolo 12 del Regolamento del Gioco del Calcio, un calciatore deve essere espulso se commette atti di condotta violenta. Questa norma include qualsiasi gesto di violenza, sia che si traduca in contatto o meno. Il regolamento definisce la condotta violenta come l’uso di “vigoria sproporzionata o brutalità” contro un avversario o anche contro membri della propria squadra, dirigenti, ufficiali di gara o spettatori.
È chiaro che, nel caso di Joao Pedro, la sua azione rientrava perfettamente nell’ambito di applicazione di questo regolamento. Anche se il tentativo di gomitata non ha colpito l’avversario, il semplice gesto di aggressione avrebbe dovuto condurre, sulla carta, all’intervento del VAR. Gli appassionati e gli esperti convergono sul fatto che il VAR avrebbe dovuto riconoscere il “chiaro ed evidente errore” dell’arbitro, con l’obiettivo di preservare l’integrità fisica dei calciatori.
La scelta di non espellere Joao Pedro ha generato una cascata di polemiche sui social media e nei vari studi sportivi. Tifosi e analisti hanno manifestato il loro sconcerto, con molti che hanno sottolineato l’importanza di un’applicazione equa del regolamento. Thomas Frank, allenatore del Brentford, ha espresso la sua disapprovazione, affermando che il suo giocatore era stato fortunato a non aver subito sanzioni più severe. Il tecnico si è appellato in particolare al codice di regolamento, ribadendo che nessun giocatore ha il diritto di tentare di colpire un avversario senza conseguenze.
In questo contesto, è d’obbligo che l’organo di arbitraggio prenda in considerazione l’introduzione di misure più rigide per garantire che simili errori non abbiano ripercussioni in futuro. La reputazione del campionato di Premier League, spesso considerato uno dei più competitivi del mondo, potrebbe essere compromessa se tali incidenti non vengono gestiti con la dovuta responsabilità.
La partita tra Brighton e Brentford, quindi, non è stata solo un pareggio senza reti, ma è diventata un caso di studio per l’intero sistema arbitrale, che ora dovrà rispondere su come migliorare la gestione delle azioni violente all’interno del campo da gioco.