La Cassazione ha deciso di annullare il decreto della Corte d’Appello di Firenze che autorizzava l’iscrizione del nome della madre di intenzione, oltre a quella biologica, nell’atto di nascita di un bambino nato in Italia dopo una fecondazione eterologa praticata in Danimarca.
La storia riguarda Denise e Giulia, due madri, la prima biologica di nazionalità americana e la seconda di intenzione italiana, entrambe residenti in Italia. La Consulta aveva dichiarato inammissibile la richiesta di registrazione dell’atto, ma la Corte d’Appello di Firenze aveva dato il via libera.
Oggi, la Cassazione ha deciso di cancellare l’ordinanza della Corte d’Appello, favorendo così il ricorso del Comune toscano e del ministero dell’Interno. La Corte critica l’applicazione del diritto internazionale privato da parte della Corte d’Appello e sottolinea che si tratta della formazione di un atto di nascita di un bambino nato in Italia.
Il Tribunale aveva escluso la possibilità di trascrizione, sottolineando che l’atto di nascita si è formato in Italia. La Cassazione concorda con questa decisione, citando l’articolo 5 della legge 40, che vieta l’eterologa a coppie omosessuali. La sentenza afferma che, trattandosi della formazione di un atto di nascita richiesto all’ufficiale di stato civile italiano, la legislazione applicabile è esclusivamente quella nazionale.
La vicenda continua a sollevare questioni legate alla filiazione e ai diritti delle coppie omosessuali, aprendo il dibattito su come affrontare queste situazioni nel contesto giuridico italiano.
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