Bergamo conquista il podio della qualità della vita in Italia, bene Bari e male Napoli

Nella 35esima edizione della classifica ‘Qualità della Vita’ del Sole 24 Ore, emerge un quadro inaspettato delle condizioni di vita nelle città italiane. Sebbene le grandi metropoli sembrino vivere un momento di crisi, Bergamo si distingue per i suoi straordinari progressi. Questa indagine, che dal 1990 valuta il benessere nei vari territori, ha rivelato una sostanziale trasformazione nel panorama italiano, con risultati che mettono in luce una crescente disparità tra le province più grandi e quelle di dimensioni medie.

Bergamo in testa alla classifica

Al primo posto si colloca Bergamo, un risultato storico per la città lombarda che mai prima d’ora aveva raggiunto tale posizione. Questa provincia ha mostrato una continua crescita, migliorando le proprie performance in vari ambiti, fino a scalzare località come Trento e Bolzano, rispettivamente seconda e terza in classifica. Questo riconoscimento non è solo simbolico; rappresenta una vera e propria affermazione della qualità della vita a Bergamo, già nota per la sua eccellenza nell’Indice di Sportività 2024. Gli indicatori che hanno contribuito a questo successo includono fattori come la sicurezza, la qualità ambientale e le opportunità lavorative, elementi che hanno reso Bergamo un caso di studio per le altre province italiane.

Il crollo delle grandi città metropolitane è marcato, con una perdita di posizioni e di prestigio che si riflette in città come Milano, Roma e Napoli. La flessione di Milano di ben quattro posti, nonostante rimanga leader nell’ambito degli Affari e Lavoro, indica una situazione di stagnazione e problematiche locali che necessitano attenzione. Roma, al 59esimo posto, registra un calo di 24 posizioni rispetto all’anno precedente, mentre Napoli si trova penultima in una classifica che evidenzia difficoltà socio-economiche e di vivibilità.

Le grandi città in difficoltà

Analizzando le difficoltà delle aree urbane più grandi, emerge una chiara tendenza al ribasso. Bologna perde sette posizioni, fermandosi al 12esimo posto, mentre Firenze segna una caduta drammatica di 30 posti, passando al 36esimo. Un colpo inaspettato considerando la sua reputazione consolidata come meta turistica e culturale. Al 58esimo posto, troviamo Torino, che perde 22 posizioni, dimostrando che anche le città storiche del nord Italia stanno faticando a mantenere qualità e servizio ai propri cittadini.

A questo si aggiunge la situazione di Napoli, che resta penultima, anche se un incremento di quattro posti ha visto Bari risalire e posizionarsi al 65esimo. La dicotomia tra il successo di alcune province e il declino di quelle metropolitane è evidente, generando una riflessione profonda su cosa significhi oggi vivere in una grande città rispetto a territori più piccoli e meno conosciuti. Le nuove variabili, come la disuguaglianza di reddito e la difficoltà nel mercato immobiliare, contribuiscono a questo scenario preoccupante.

Indicatori di benessere e la rifocalizzazione sulla qualità della vita

L’indagine annuale sfrutta 90 indicatori suddivisi in sei categorie, dalle ricchezze e consumi alla cultura e tempo libero, offrendo uno spaccato dettagliato della qualità della vita nelle province italiane. L’attuale top ten mette in risalto come, in un Paese in evidenti difficoltà, il benessere sembri àncora appannaggio di province di dimensioni medie. Monza e Brianza, al quarto posto, insieme a Cremona e Udine, dimostrano come le performance di questi territori possano offrire un’alternativa concreta alla traiettoria di declino delle grandi città.

A Firenze, nonostante la caduta nella classifica generale, si segnala un aspetto positivo: il primo posto nella Qualità della Vita delle donne, un nuovo indice che tiene conto di parametri come il tasso di occupazione femminile e la presenza di donne in posizioni decisionali. Questo riconoscimento nonostante le problematiche generali, riflette un cambiamento nella direzione del dibattito sulla parità di genere, importante affermazione in un contesto di difficoltà.

I settori che riceveranno maggiore attenzione da parte degli enti locali, avendo visto una crescita esponenziale, sono quelli collegati al benessere omnicomprensivo, dove il focus sulla sicurezza e sull’uguaglianza dei redditi diventa cruciale per il futuro delle metropoli italiane. Questo rinnovato interesse si traduce in investimenti e politiche che mirano a migliorare le condizioni di vita nelle aree maggiormente vulnerabili.

Un cambiamento necessario per il futuro

L’analisi dei dati suggerisce che il divario tra le grandi città e le province più piccole potrebbe determinare il futuro della vita urbana in Italia. Continuare a esplorare e implementare politiche mirate a risolvere i problemi emersi dall’indagine potrebbe essere determinante per invertire la tendenza e migliorare il tenore di vita nei contesti più complessi. Le province stanno mostrando che la qualità della vita non è un concetto esclusivo delle metropoli, bensì un obiettivo raggiungibile per tutti i territori, se supportati da politiche adeguate e piani strategici efficaci.