Beniamino Zuncheddu, un ex allevatore di Burcei (Cagliari), è finalmente tornato libero dopo 32 anni di carcere. Era stato ingiustamente condannato all’ergastolo per un triplice omicidio avvenuto nel 1991 nelle campagne di Sinnai, nella Città metropolitana di Cagliari. Tuttavia, la Corte d’Appello di Roma ha accolto la richiesta del suo avvocato Mauro Trogu, stabilendo che si trattava di un errore giudiziario. Zuncheddu, 58 anni, ha sempre dichiarato la sua innocenza. Questo caso si aggiunge ai 547 casi di ingiuste detenzioni ed errori giudiziari registrati nel 2022. Inoltre, la spesa per indennizzi e risarcimenti ha superato i 37 milioni di euro quest’anno. Dal 1991 al 2022, gli errori giudiziari hanno coinvolto ben 30.000 persone in Italia.
Irene Testa, garante dei detenuti, ha commentato la notizia dicendo: “Sicuramente è una bella notizia per l’intera comunità di Burcei e per i familiari che non si sono mai arresi, convinti della sua innocenza. Ora stiamo andando a prenderlo in carcere e aspettiamo fiduciosi la sentenza che speriamo possa essere di assoluzione. Quello di oggi è un primo passo importante”.
Fino ad ora, Zuncheddu era in regime di semilibertà, poteva lavorare ma doveva tornare a dormire in cella nel carcere di Uta, in provincia di Cagliari. Tuttavia, la sentenza potrebbe essere ribaltata nel processo di revisione in corso a Roma. Attualmente, a Zuncheddu è stato imposto solo l’obbligo di dimora, in attesa della sentenza che è prevista per metà dicembre. Nel frattempo, le udienze del processo di revisione si terranno il 30 novembre e il 12 e 19 dicembre. Zuncheddu ha dichiarato: “Sono stati anni lunghissimi. Ora sto pensando a non tornare mai più in cella. Aspetto il giorno della sentenza per arrivare alla verità che ho sempre dichiarato e chiesto”.
Zuncheddu era stato arrestato in base al riconoscimento di Luigi Pinna, l’unico superstite della strage di Sinnai. Tuttavia, durante l’ultima udienza davanti ai giudici romani, Pinna ha testimoniato che “prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Beniamino Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui”. Pinna ha anche ammesso di non aver realmente visto il volto di Zuncheddu perché l’assassino aveva il volto nascosto da una calza. Questa nuova versione dei fatti, insieme alle intercettazioni ambientali e telefoniche, ha portato i giudici a riconsiderare il caso e a prendere in considerazione la revisione del processo.