Ben Cohen rivela le sue difficoltà economiche: “Ho venduto la mia medaglia per sopravvivere al Covid”

Il mondo dello sport è spesso illuminato dalle luci del successo, ma cosa succede quando queste luci si spengono e i campioni si trovano ad affrontare sfide impreviste? Ben Cohen, ex campione del mondo di rugby, è un esempio lampante di questo fenomeno. Dopo la vittoria trionfale della Coppa del Mondo nel 2003 con l’Inghilterra, la sua vita è cambiata drasticamente. In una recente intervista, ha rivelato di essere stato costretto a vendere la sua medaglia per far fronte alle difficoltà economiche provocate dalla pandemia di Covid. Un racconto straziante che mette in luce la fragilità dell’esistenza post-carriera degli sportivi.

Le difficoltà di adattamento dopo il ritiro

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nel 2011, Ben Cohen ha cercato di navigare nella vita oltre il rugby, ma il percorso si è rivelato irto di ostacoli. Cohen, 46 anni, originario di Northampton, ha partecipato a diverse trasmissioni televisive come “Ballando con le stelle“, dove ha conosciuto la compagna Kristina Rihanoff. Nonostante questi progetti, l’ex rugbista ha faticato a trovare un nuovo equilibrio. Gli sportivi professionisti spesso investono anni della loro vita in una sola disciplina, trascurando lo sviluppo di altre competenze. Cohen ha fatto emergere questa problematica, paragonando l’uscita dal mondo del rugby a una transizione dal servizio militare.

Il vuoto lasciato dalla carriera di rugbista ha colpito non solo il suo stato emotivo, ma ha avuto anche ripercussioni sul piano economico. L’ex atleta ha rivelato che il suo conto in banca ha subìto una notevole erosione, portandolo a riflettere sull’importanza di costruire una carriera multifunzionale. “Avrei preferito un lavoro dalle 9 alle 17”, ha ammesso, esprimendo il desiderio di avere un percorso diverso dal semplice ricordo di un titolo mondiale.

La vendita della medaglia: un gesto doloroso ma necessario

Durante un intervento su talkSPORT, Cohen ha parlato apertamente della vendita della sua medaglia conquistata ai Mondiali del 2003. Il momento è stato emotivamente carico, tanto che un compagno di squadra ha faticato a trattenere le lacrime di fronte alle rivelazioni. “Ho venduto la mia medaglia della Coppa del Mondo per sopravvivere al Covid”, ha dichiarato Cohen. Questo gesto, simbolo di sacrificio, mette in evidenza quanto sia difficile riuscire a far quadrare i conti in un periodo di crisi globale, dove molti si sono visti privati delle proprie entrate senza alcun supporto sufficiente.

Cohen ha evidenziato che molte persone, non solo atleti, si sono trovate nella sua stessa situazione. Con la pandemia che ha stravolto l’economia, le bollette continuano a essere inviate, ma i mezzi per pagarle sono sempre più scarsi. “Almeno avevo qualcosa da vendere”, ha detto, sottolineando quanto sia stata dura la sua esperienza. Senza un lavoro stabile, ha dovuto affrontare anche il rischio di perdere la propria abitazione, incrementando un senso di impotenza nei confronti della situazione e degli obblighi economici.

La lotta quotidiana per la sopravvivenza finanziaria

L’ex campione ha raccontato di aver vissuto momenti di grande angoscia legati alla gestione della propria casa e dei debiti. L’accumulo di interessi e le spese mortificanti si aggiungono a un quadro complesso in cui evidente è il fallimento di un sistema che offre poca protezione agli sportivi dopo il ritiro. “La realtà è che non ho lavoro. Dov’è il mio lavoro?”, ha chiesto con rassegnazione.

Le sue parole non rappresentano solo il suo dolore personale, ma riflettono una condizione che tocca molti ex atleti, costretti a reinventarsi in un contesto lavorativo sempre più ostile. Cohen non è il solo ad affrontare queste problematiche; è un campione di una generazione di atleti che si arrabattano per trovare la loro identità dopo aver vissuto l’apice della carriera.

La sua storia è un promemoria della fragilità della vita dopo il successo e l’importanza di avere reti di supporto, sia sociali che finanziarie, per affrontare le incertezze. La vendita della medaglia rappresenta non solo un gesto disperato, ma una testimonianza dell’impatto duraturo della pandemia nelle vite di coloro che, una volta, erano in cima al mondo sportivo.