Il Comune sotto accusa per le cartelle della tassa di soggiorno
Il Comune di Roma è al centro di una controversia con le strutture ricettive come bed & breakfast e affittacamere per le cartelle arrivate in questi giorni riguardanti la tassa di soggiorno. Le sanzioni, da pagare entro 60 giorni, sono state emesse in seguito a un controllo incrociato tra i dati della Questura sulle presenze comunicate dagli operatori, quelli dell’Agenzia delle Entrate nella banca dati Siatel e quelli sulla tassa di soggiorno effettivamente pagata al Comune. Tuttavia, le strutture ricettive sostengono di essere state colpite ingiustamente, poiché gli accertamenti non hanno tenuto conto delle esenzioni per la tassa di soggiorno che riguardano bambini al di sotto dei 10 anni, disabili e residenti a Roma.
Le lamentele delle strutture ricettive
I gestori delle strutture ricettive lamentano che i dati trasmessi alla Questura devono includere tutti gli ospiti, anche quelli esenti dalla tassa di soggiorno. Di conseguenza, i numeri dichiarati al Comune non corrispondono a quelli versati, creando una discrepanza. Molti gestori hanno ricevuto multe ingiuste e, nonostante la loro insoddisfazione, preferiscono pagare piuttosto che affrontare un costoso ricorso legale. Secondo Sergio Lombardi, Presidente dell’Osservatorio sul Turismo dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Roma, la maggior parte degli accertamenti non ha tenuto conto delle esenzioni per la tassa di soggiorno.
Discrepanze nei dati e critiche verso Airbnb
Le discrepanze nei dati sono attribuite ai diversi criteri utilizzati dal database del Comune e dalla Questura. Mentre alla Questura vengono trasmessi tutti i dati delle presenze, compresi quelli esenti dalla tassa di soggiorno, al Comune vengono comunicati solo i dati relativi alle persone che devono pagare la tassa. Inoltre, non sono stati considerati i casi di cancellazioni o modifiche successive al check-in. Le strutture che mettono la casa in affitto solo su Airbnb sono tra le più colpite da questa situazione. Tuttavia, Airbnb gestisce direttamente la riscossione della tassa di soggiorno dai turisti e la versa al Comune, rendendo difficile richiedere pagamenti a coloro che non hanno mai ricevuto tali importi.
Il Campidoglio respinge le accuse di cartelle pazze, sottolineando che gli accertamenti sono stati effettuati per contrastare l’evasione fiscale e che è possibile presentare ricorso per dimostrare la regolarità dei pagamenti. Nonostante ciò, le incongruenze riscontrate e le cifre elevate coinvolte rendono difficile credere che si tratti solo di esenzioni non conteggiate correttamente.