Prima della revoca dell’embargo: una crisi energetica che preoccupava
Prima della revoca dell’embargo nel marzo 1974, il mondo ha subito una significativa perdita del 5% al 15% del petrolio commerciato. Sebbene non fosse una catastrofe, la preoccupazione era palpabile. I giornali iniziarono a parlare delle riserve di petrolio nel Mare del Nord. Secondo la ripartizione dei diritti di esplorazione dei giacimenti sulla “piattaforma continentale”, stabilita da una conferenza di Ginevra nel 1958 e dai successivi trattati bilaterali, il Regno Unito era in testa con il 46%, seguito dalla Norvegia con il 27%, che in seguito diventò un esportatore di petrolio e gas naturale.
Il “decretone” di Rumor: l’Italia esclusa dall’esplorazione del Mare del Nord
L’Italia è stata praticamente esclusa dall’esplorazione del Mare del Nord, ad eccezione di una modesta partecipazione dell’Agip. Dopo lo “choc degli sceicchi del petrolio”, il governo italiano prese decisioni durante un lungo e agitato Consiglio dei ministri, che iniziò la sera del 22 novembre e terminò a notte inoltrata. Fu il presidente del Consiglio Mariano Rumor, a capo di un governo di centro-sinistra (Dc, Psi, Psdi, Pri), a annunciare l’austerità alla nazione. In un appello televisivo, Rumor non nascose la realtà della situazione: “L’epoca dell’energia abbondante e a basso costo è tramontata” e l’Italia, un paese industriale che consuma molta energia, dipende per tre quarti dal petrolio importato. La crisi energetica portò anche all’aumento dell’inflazione, che nel 1973 superò l’11% in Italia.
Le restrizioni del governo italiano: dalle “domeniche a piedi” ai limiti di velocitÃ
Le restrizioni decise dal governo italiano con il decreto legge 304 non riguardavano solo le “domeniche a piedi”. Le misure includevano la chiusura dei distributori di carburante dalle 12 del sabato alla mezzanotte di domenica, un aumento del prezzo della benzina di 15 lire (quindi super a 200 lire e normale a 190), limiti di velocità di 100 km/h sulle strade normali e 130 km/h in autostrada, un aumento del prezzo del gasolio per il riscaldamento e una temperatura massima di 20 gradi per i termosifoni, la chiusura dei negozi entro le 19, una riduzione dell’illuminazione pubblica nelle città . Inoltre, i cinema e i teatri dovevano chiudere alle 23 e i programmi televisivi dovevano terminare entro le 22:45, con una tolleranza fino alle 23. Il telegiornale del Nazionale veniva anticipato dalle 20:30 alle 20. La Rai aveva il monopolio televisivo e c’erano solo due canali, ma sul secondo veniva replicato il telegiornale del primo canale.
Un “contro-piano” del Pci: proposte per affrontare la crisi energetica
Dall’opposizione parlamentare, il Partito Comunista Italiano (Pci) annunciò un proprio “contro-piano” in materia di politica energetica. Propose di stabilire rapporti diretti e di lungo termine con i paesi produttori di petrolio, di ripristinare gradualmente il traffico domenicale e festivo riducendolo nei centri cittadini, di razionare il carburante se la situazione si aggravasse e di aumentare le capacità di trasporto ferroviario, incluso il trasporto suburbano, e di accelerare la costruzione delle metropolitane nelle grandi città . Per alcuni mesi, i mezzi di trasporto privati nelle città italiane furono sostituiti da biciclette, carretti e altri veicoli a pedali improvvisati.
Leonardo Vergani, in prima pagina sul “Corriere della Sera”, descrisse la sera della vigilia a Milano: “Ad una ad una si spengono le luci della città , i grandi magazzini di piazza del Duomo si svuotano velocemente: l’altoparlante esorta ad affrettarsi. Poco dopo le dieci la galleria Vittorio Emanuele è vuota e sonora. Nessuno vuol farsi cogliere lontano da casa dall’ora dell’austerità ”. Nonostante le restrizioni, domenica 2 dicembre pomeriggio, 80.000 spettatori si riunirono allo stadio San Siro per il derby Inter-Milan, vinto dai nerazzurri per due a uno.