Attacco a Binyamina: Hezbollah colpisce, quattro soldati israeliani uccisi da droni

Un grave attacco ha scosso il tranquillo distretto di Haifa, dove quattro soldati dell’esercito israeliano sono stati uccisi da un attacco con droni rivendicato da Hezbollah. Questo episodio rappresenta l’attacco con droni più mortale che il gruppo libanese ha condotto negli ultimi dodici mesi, in un contesto di escalation di violenze tra Israele e Hezbollah. Il crescente utilizzo di droni in tali operazioni ha suscitato preoccupazione e interrogativi sulla tecnologia impiegata da Hezbollah e dai suoi alleati iraniani. Di seguito un’analisi approfondita delle caratteristiche e dei tipi di droni attualmente in possesso del gruppo.

Droni kamikaze di Hezbollah: meccanismi e funzioni

I droni kamikaze utilizzati da Hezbollah si contraddistinguono per una progettazione mirata a massimizzare l’efficacia degli attacchi. Secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, questi velivoli presentano una fusoliera allungata, simile a un tubo, con una testata esplosiva montata all’anteriore e un’elica posta nella parte posteriore. Uno degli aspetti più preoccupanti di queste macchine volanti è il loro raggio d’azione, che consente di colpire obiettivi distanti, addirittura raggiungendo Tel Aviv. Tuttavia, la mancanza di adeguati sistemi di comunicazione e controllo rende difficile il pilotaggio in tempo reale; pertanto, si presume che i droni vengano pre-programmati per seguire rotte specifiche verso target identificati.

In preparazione per un attacco, Hezbollah conduce un’accurata raccolta di informazioni sui diversi obiettivi, impostando una rotta di volo predefinita per i droni. Se il velivolo non riuscisse a colpire il bersaglio principale, è comunque in grado di causare danni ad obiettivi nelle vicinanze, impersonando una vera e propria minaccia a tutto tondo. Questo approccio strategico consente al gruppo di infliggere perdite significative, mantenendo un alto livello di sfida per le forze israeliane.

Un esempio emblematico di questa categoria di droni dell’arsenale di Hezbollah è il modello Mirsad, che trae ispirazione dai droni iraniani Ababil e Mohajer. Le immagini di questi velivoli mostrano una fusoliera tubolare con ali allungate che ne amplificano la stabilità in volo. A seconda del modello, i droni Mirsad possono trasportare carichi utili fino a 40 kg e coprire distanze fino a 120 km, il che ha consentito l’attacco mortale avvenuto recentemente a Binyamina.

L’evoluzione dei droni in dotazione a Hezbollah

Negli ultimi mesi, è emerso chiaramente che Hezbollah sta ampliando il proprio arsenale di droni e diversificando i modelli utilizzati per eseguire operazioni sempre più complesse. Il drono Mirsad-1, per esempio, è basato sull’Ababil-T sviluppato dall’Iran, mentre il Mirsad-2, impiegato in operazioni passate, ha un design simile a un piccolo aereo con doppia coda, modellato sul drone Mohajer-4. Ogni innovazione in questo settore rappresenta un passo significativo nel potenziamento delle capacità offensive del gruppo.

Un altro modello cruciale è lo Shahed-136, considerato il fiore all’occhiello dei droni kamikaze iraniani. Con un peso di circa 200 kg e una testata superiore ai 50 kg, questo velivolo ha la capacità di compiere attacchi a notevole distanza, superando i 2.000 km di raggio d’azione. Il design a forma di “V” con ali a delta permette manovre agili, e il suo utilizzo è stato documentato in conflitti recenti in Yemen e in Ucraina, dove è stato impiegato da forze russe in sostegno all’invasione ucraina.

La crescita dell’arsenale di droni di Hezbollah e le nuove acquisizioni

Rapporti recenti, inclusi quelli del centro di ricerca Alma, suggeriscono che Hezbollah non si limiterà a utilizzare i droni già in possesso, ma si prepara ad acquisirne di nuovi, potenzialmente avanzati. Secondo le stime, il gruppo potrebbe già avere modelli come il Mohajer, il Karrar e il Saegheh. Tra questi, il Karrar è particolarmente interessante, poiché rappresenta un’evoluzione tecnologica significativa: si tratta di un drone di fabbricazione iraniana ispirato all’aereo americano Striker, in grado di effettuare attacchi suicidi e di lanciare missili contro aerei nemici.

Il Karrar si distingue per la sua versatilità e potenza, e Hezbollah ha già tentato di impiegarlo durante il conflitto in Siria. Alcuni analisti hanno anche ipotizzato l’esistenza di droni Quds Yasir nel portafoglio di Hezbollah, caratterizzati da un raggio d’azione di circa 200 km. Queste macchine, con ali lunghe e fusoliere relativamente corte, si collocano in un panorama strategico sempre più complesso e variegato, dove la capacità di finanziare e sviluppare nuove tecnologie può influenzare gli equilibri di potere nella regione.

Il recente attacco a Binyamina pone in luce non solo la letalità delle operazioni di Hezbollah, ma anche l’importanza di monitorare continuamente l’evoluzione delle loro capacità tecnologiche, che rappresentano una sfida crescente per la sicurezza di Israele e della regione.