La Corte di assise di appello di Palermo è stata criticata dalla Cassazione per aver “invertito i poli del ragionamento indiziario” nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Secondo il verdetto 45506 depositato oggi, la Corte di appello non ha rispettato il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio come metodo di accertamento del fatto. Gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno e l’ex parlamentare Marcello Dell’Utri sono stati assolti nel processo. La Cassazione ha sostenuto che l’argomento del “nessun altro avrebbe potuto” è fallace e giuridicamente errato, poiché la confutazione delle spiegazioni alternative non può sostituire la mancanza di prove positive. Inoltre, la Corte di appello ha commesso un errore nel ritenere che solo Mori potesse aver rivelato informazioni riservate sulla spaccatura all’interno di Cosa Nostra. Le difese degli imputati hanno sottolineato che questa conoscenza non era esclusiva di Mori, ma era già nota in ambienti investigativi qualificati. La Cassazione ha criticato anche il metodo di ricostruzione del fatto utilizzato dalla Corte di appello, sostenendo che l’accertamento del processo penale deve essere condotto nel rispetto delle regole epistemologiche e dell’oltre ragionevole dubbio.
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