In attesa dell’Anno Santo, la Capitale si prepara ad accogliere milioni di pellegrini e turisti, ma la situazione dei teatri romani è tutt’altro che rosea. Pierfrancesco Pingitore, noto drammaturgo e regista, ha lanciato un grido d’allarme sull’assenza di eventi teatrali e sulla chiusura di storiche sale di spettacolo. Tra queste, il Salone Margherita, un teatro centenario che ha visto i fasti e i declini della Belle Époque romana. Senge un chiarimento su come Roma possa affrontare il Giubileo senza un’offerta culturale all’altezza.
Roma, città di cultura e storia, ne epitoma nei suoi teatri, molti dei quali sono attualmente chiusi. Tra i locali più noti, il Teatro Eliseo, il Piccolo Eliseo e il Teatro Valle attendono una ripresa che sembra sempre più distante. Quest’ultimo, in particolare, rappresenta il più antico teatro della capitale, la cui chiusura risale ormai a 15 anni fa. Allo stesso modo, il Teatro Delle Arti è inaccessibile da 40 anni e La Cometa, purtroppo, non è da meno.
Secondo Pingitore, la chiusura di questi teatri non è semplicemente una battuta d’arresto per la cultura romana, ma un vero e proprio scandalo che influisce negativamente sull’immagine della città. Lamenta inoltre che i teatri di prosa e varietà, elementi fondamentali dell’arte e del divertimento nella capitale, siano stati abbandonati in un silenzio assordante. La cultura e il divertimento sembrano essere stati messi in un angolo, mentre la città continua ad essere meta di flussi turistici e pellegrinaggi.
La chiusura di questi spazi non si limita solo a una mancanza di rappresentazioni artistiche, ma riduce anche le opportunità di lavoro per tantissimi professionisti del settore, da attori e tecnici a artisti emergenti. La speranza è che la situazione possa cambiare, e che un ventaglio di offerte culturali possa rinsaldare l’attrattiva di Roma.
Al centro dell’appello di Pingitore c’è il Salone Margherita, teatro con una storia di oltre 120 anni. Per decenni è stato il palcoscenico del Bagaglino, un’istituzione del teatro di rivista italiano, portando in scena spettacoli di successo che hanno segnato un’epoca. La chiusura di questa storica sala rappresenta una perdita significativa non solo per gli artisti, ma per tutta la collettività romana.
Pingitore si rivolge direttamente a “signora Banca d’Italia“, proprietaria dell’immobile, chiedendo chiarezza su perché il Salone Margherita non riapre le sue porte. La considerazione è che, nonostante ci siano molteplici opportunità imprenditoriali disponibili, l’investimento nel teatro rappresenterebbe un importante contributo alla vita culturale della città. “Perché non riportare alla vita questo luogo che ha vissuto momenti di grande successo?” è la domanda che rimbalza nei corridoi della Roma culturale.
La riapertura del Salone Margherita, secondo Pingitore, non sarebbe solo un gesto simbolico, ma un passo concreto per riportare il teatro al centro della vita cittadina, specialmente in vista di un evento di rilevanza mondiale come il Giubileo.
Il Giubileo si avvicina e Roma sta preparando la sua accoglienza per i milioni di visitatori previsti. Tra i preparativi, c’è la speranza che le autorità locali e nazionali considerino l’importanza di una scena culturale attiva. Pingitore esprime il suo scetticismo riguardo ai segnali che si vedono in città: strade di cantieri, spesso senza operai visibili, pongono interrogativi sulla sincerità degli sforzi di rinnovamento.
L’organizzazione di eventi e spettacoli teatrali risulta cruciale. Senza una programmazione artistica, Roma rischia di apparire priva di vitalità culturale, cosa che potrebbe deludere i visitatori. Il drammaturgo, con un pizzico di ironia, augura che, nonostante le attuali difficoltà, esista la possibilità che tutto risulti in ordine al momento giusto. Far tornare Roma a brillare come una città di appuntamenti teatrali, specie in un contesto così significativo come il Giubileo, rappresenterebbe non solo un’opportunità per la cultura, ma anche per il rilancio economico della capitale.