Alexei Navalny, il noto oppositore politico di Vladimir Putin, ha espresso attraverso il suo diario la consapevolezza della gravità della sua situazione e dell’inevitabilità della morte in carcere. I suoi pensieri, resi pubblici dal New Yorker, offrono uno spaccato della lucida determinazione con cui ha affrontato la sua scelta di tornare in Russia nel 2021, ben cosciente delle conseguenze. La raccolta, intitolata “Patriot”, sarà disponibile in Italia dal 22 novembre 2023, e promette di fornire un prezioso approfondimento sui temi della politica russa e della resistenza.
La scelta di tornare in russia
Nel gennaio 2021, Navalny ha deciso di tornare in Russia, un gesto simbolico di sfida contro un regime che aveva cercato di silenziarlo con la violenza. Il suo ragionamento era chiaro: era consapevole di dover affrontare una detenzione potenzialmente lunga, ma ha sentito il dovere di onorare la sua promessa agli elettori russi. In diverse annotazioni del suo diario, ha affermato che era una decisione imprescindibile. Con una lucidità inquietante, ha scritto di sentirsi “in attesa” del fatto che il regime potesse continuare a esistere, ma ha anche riconosciuto che le autocrazie, come quella russa, hanno dimostrato una resilienza straordinaria.
Pensando alla sua detenzione, Navalny ha riflettuto sul concetto di libertà e sulla sua impossibilità di rimanere un semplice spettatore della situazione. Nel momento in cui ha messo piede sul suolo russo, era già un prigioniero. Ha dichiarato di aver preso la decisione giusta, nonostante le sue prospettive siano state chiare fin dall’inizio: “Sarei rimasto dentro per il futuro a venire”. La consapevolezza di un regime capace di resistere a qualsiasi pressione interna o esterna non ha mai abbandonato il suo pensiero.
Resilienza dei regimi autocratici
Nel 2022, Navalny si è espresso con fermezza sulla capacità dei regimi autocratici di mantenere il potere, confrontando la Russia con esempi storici come quelli dell’Unione Sovietica e della Corea del Nord. Ha rilevato come la comunità internazionale spesso sottovaluti il livello di resilienza di queste strutture di potere. Le autocrazie, ha sottolineato, riescono a difendersi efficacemente dalle invasioni esterne e beneficiano di un’autonomia protetta da vari legami internazionali.
Questa analisi pessimistica della situazione globale è accompagnata dalla sua consapevolezza che la Russia, grazie al suo status nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e all’arsenale nucleare, presenta una particolare forza. Navalny ha messo in rilievo come sia illusorio sperare in un imminente crollo del regime, descrivendo l’eventuale collasso economico e l’impoverimento della popolazione come eventi probabili, ma non sufficienti per azzerare il potere del Kremlin.
La riflessione sull’idea di una liberazione imminente da parte di Navalny è indicativa della sua lucidità . L’oppositore ha chiarito che credere in un processo di liberazione rapido sarebbe stato più una fonte di tormento che una vera speranza, descrivendo ciò come un suo “zen da prigione”.
La vita in prigione e l’eredità politica
Dalla sua detenzione, Navalny ha documentato le sue emozioni e i suoi pensieri più intimi. Attraverso le sue parole, traspare una costante preoccupazione per il futuro dei suoi familiari e della sua eredità politica. La consapevolezza di morire in prigione è un tema ricorrente nei suoi scritti. L’ultimo messaggio scritto il 22 marzo 2022, rivela una profonda solitudine e la triste prospettiva di una vita priva di interazioni familiari.
In uno dei passaggi più toccanti delle sue riflessioni, Navalny si è detto certo che tutti gli anniversari e i momenti significativi della sua vita sarebbero stati celebrati senza la sua presenza. A pensarci bene, avrebbe vissuto in un sistema totalitario che negava la libertà non solo a lui, ma a chiunque avesse avuto il coraggio di opporsi. Questo dramma personale si intreccia con la sua missione politica, poiché ogni parola scritta è stata anche un appello a continuare la lotta per la verità e per la democrazia in Russia.
Navalny ha saputo anche affermare l’importanza della resistenza alle menzogne del regime, sottolineando come il movimento che ha fondato debba perseverare fino al giorno in cui si verificherà un cambiamento politico. Quando ha condiviso i suoi pensieri con Yulia, sua moglie, facendo riferimento a possibili esecuzioni come reazione al crollo del regime, ha dimostrato che, nonostante le nubi tempestose, la speranza di un futuro migliore continuava a brillare nel suo cuore.