La rivoluzione agricola è in atto e si profila un futuro in cui i contadini non si limitano più ad arar la terra, ma lo fanno con un ampio bagaglio di conoscenze multidisciplinari. Questo è il fulcro del dibattito emerso durante l’evento “Agricoltura Aumentata”, svoltosi a Trento presso la Fondazione Bruno Kessler. Qui, esperti e professionisti del settore si sono riuniti per esplorare l’impatto dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie avanzate nel campo agricolo. L’incontro, organizzato da ANSA e Deloitte, ha fatto parte del ciclo di eventi “Fabbrica della Realtà – Roadshow”, con un focus su come l’innovazione possa trasformare il settore.
Il futuro dell’agricoltura
Immaginate un contadino laureato, capace di affrontare le sfide della carenza idrica e dei cambiamenti climatici. Questo scenario non è più una fantasia, ma una realtà che si sta concretizzando. La crescente richiesta di terreni agricoli in nazioni come Scozia e Danimarca per la coltivazione della vite ne è una prova evidente. L’agricoltura si sta evolvendo verso un modello sempre più tecnologico, dove le trebbiatrici sono pilotate da algoritmi intelligenti e i sensori raccolgono dati vitali per ottimizzare pratiche agricole come l’irrigazione.
Durante il convegno, sono state esaminate le tecnologie emergenti che già contribuiscono a rendere l’agricoltura più sostenibile ed efficiente. L’Agritech, abbreviazione di “agricultural technology”, rappresenta attualmente il 15% del PIL italiano. Le soluzioni di agricoltura 4.0, che includono robotica e sensoristica, hanno visto una crescita esponenziale, passando da 100 milioni di euro nel 2017 a ben 2,3 miliardi di euro nel 2025.
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Il ruolo dell’intelligenza artificiale
Michela Milano, direttrice del Centro Digital Society della Fondazione Bruno Kessler, ha evidenziato l’importanza dell’intelligenza artificiale nel settore agricolo. Nonostante le preoccupazioni riguardo alla possibile perdita di posti di lavoro, Milano ha sottolineato che la domanda di lavoratori in agricoltura è in aumento, con Coldiretti che prevede un fabbisogno di 100mila figure professionali. “L’IA può aiutarci a colmare questa lacuna”, ha affermato, rimarcando l’importanza di sistemi affidabili e progettati con attenzione.
Marco Lucarelli, GenAI Hub Director di Deloitte, ha aggiunto che i dati sono il cuore pulsante di qualsiasi soluzione basata su intelligenza artificiale. Questi dati, insieme agli algoritmi, sono fondamentali non solo per le operazioni quotidiane nei campi, ma anche per supportare decisioni strategiche che possono portare a risparmi significativi e a un uso più efficiente delle risorse.
Progetti innovativi e futuro sostenibile
Fabio Antonelli, responsabile di OpenIoT FBK, ha presentato alcuni dei progetti più significativi della Fondazione, come Agriclima, illustrando un approccio integrato che combina dati satellitari, sensori IoT e robotica autonoma. “L’intelligenza artificiale ha un potenziale straordinario per rendere l’agricoltura più sostenibile e rispettosa dell’ambiente”, ha dichiarato Paolo Traverso, direttore della pianificazione strategica di FBK. La vera sfida, secondo lui, è trasformare la sperimentazione in valore tangibile per il territorio e la società.
Riccardo Rigon, direttore del Centro Agricoltura Alimenti e Ambiente (C3A) dell’Università di Trento, ha sottolineato la necessità di formare una nuova generazione di contadini. “Il contadino del futuro deve essere in grado di gestire le complessità dell’IA e delle tecnologie avanzate”, ha spiegato. La formazione universitaria deve evolversi per preparare i giovani a queste nuove sfide, affinché possano sfruttare al meglio gli strumenti a loro disposizione.
In un contesto in cui l’innovazione è cruciale, l’agricoltura del futuro non è solo una questione di tecnologia, ma anche di formazione e adattamento alle nuove esigenze del mercato e dell’ambiente.