“Adolescenza: la serie che svela il profondo disagio giovanile e la sua invisibilità”

la serie adolescence mette in luce il disagio invisibile degli adolescenti, evidenziando la difficoltà degli adulti nel comprendere il loro linguaggio e le loro emozioni.
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scopri come la serie "Adolescenza" affronta il disagio giovanile e mette in luce le sfide invisibili dei giovani nel 2025

Un fenomeno di costume: Adolescence

La serie britannica Adolescence, un vero e proprio fenomeno su Netflix, ha suscitato un acceso dibattito sul mondo degli adolescenti di oggi. Con una narrazione caratterizzata da una frammentarietà unica e una forte carica emotiva, la serie non si limita a raccontare le storie di “giovani problematici”, ma va oltre, rivelando il profondo disagio che spesso rimane invisibile agli occhi degli adulti.

Le riflessioni di Leonardo Mendolicchio

Leonardo Mendolicchio, psichiatra e supervisore scientifico della serie Rai sui disturbi alimentari Fame d’amore, ha condiviso le sue considerazioni con ANSA LIFESTYLE. Secondo Mendolicchio, Adolescence mette in luce quanto poco gli adulti comprendano l’universo psichico delle nuove generazioni. “Il linguaggio degli adolescenti è profondamente cambiato”, afferma, “deformato e rifondato dall’ambiente digitale in cui sono cresciuti. Oggi, la loro grammatica affettiva si esprime non solo attraverso le parole, ma anche in codici visivi e performativi: stories, meme, silenzi prolungati, corpi esposti e emoji che racchiudono un intero vissuto”.

Eventi tragici e disagio invisibile

La miniserie si intreccia con eventi tragici accaduti in Italia nell’ultimo anno, come il suicidio del giovane studente universitario Andrea Prospero a Perugia e l’omicidio familiare a Paderno Dugnano, dove un diciottenne ha ucciso i genitori e il fratellino di dieci anni. Questi eventi, sebbene estremi, condividono un elemento inquietante: l’invisibilità del disagio adolescenziale agli occhi degli adulti.

Andrea, poco più che maggiorenne, si è tolto la vita seguendo le istruzioni di un apparente “amico” incontrato in chat. Questo gesto estremo, apparso improvviso, era probabilmente il culmine di un disagio espresso in un linguaggio che nessuno è riuscito a decifrare. Nelle scuole, nelle famiglie e nei servizi educativi, si continua a utilizzare una lingua appartenente a un mondo lineare e razionale, mentre i ragazzi comunicano in modi che sfuggono a questa logica, attraverso gesti criptici e comportamenti eccentrici.

Una comprensione profonda necessaria

Anche il caso di Paderno Dugnano non può essere compreso solo attraverso categorie penali o psicopatologiche. Il giovane che ha compiuto il massacro non ha semplicemente “ucciso”; ha agito in un contesto simbolico che richiede una comprensione più profonda. La mancanza di parole e simbolizzazione è ciò che colpisce: gli adulti non sono presenti o, se lo sono, non riescono a “intercettare” il dolore dei giovani, rimanendo bloccati nel loro linguaggio.

Una generazione connessa ma solitaria

Adolescence ci offre un’immagine di una generazione che, pur essendo connessa, si sente sola e non capita. Il loro dolore non viene più espresso come in passato: non si dice, si posta; non si dichiara, si performa attraverso il corpo e il silenzio. Questo non implica che non ci sia bisogno di cura o ascolto, ma è fondamentale reinventare le modalità di incontro. “Non bastano le parole”, sottolinea Mendolicchio, “serve un nuovo alfabeto“.

La sfida per gli adulti

La vera domanda che ci pone la serie è se siamo disposti, come adulti, a disimparare il nostro modo di interpretare per imparare a leggere quello degli adolescenti. Continueremo a interpretare ogni gesto giovanile con le nostre categorie esauste, fino a quando l’urlo non si trasformerà in tragedia? Nell’era della comunicazione totale, ci troviamo più che mai incapaci di ascoltare davvero. Adolescence ci costringe a confrontarci con questa contraddizione e a fare un passo indietro, per tornare a guardare negli occhi chi, nel loro silenzio più profondo, ci sta chiedendo aiuto.

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