Addio a Giorgio Napolitano: L’ex Presidente muore a 98 anni

Roma, 22 settembre 2023, ore 19:45 – Giorgio Napolitano, il noto senatore e Ex Presidente Emerito della Repubblica, si è spento oggi presso la clinica Salvator Mundi al Gianicolo, a Roma, all’età di 98 anni.

Napolitano, figura rispettata e conosciuta per il suo impegno instancabile nell’ambito delle riforme, era originario di Napoli, noto per la sua eleganza e precisione. Egli stesso si definiva “pignolo”, prestava attenzione scrupolosa ai dettagli e dedicava una passione indomabile al suo lavoro. Era un profondo conoscitore della vita parlamentare e delle dinamiche politiche che hanno segnato la storia repubblicana italiana. Il suo percorso politico è stato sempre accompagnato con discrezione dalla moglie Clio.

Il suo primo mandato di sette anni al Quirinale iniziò nel 2006, un periodo in cui l’Italia festeggiava la vittoria ai mondiali di calcio di Berlino. Nel suo secondo mandato, che durò quasi due anni, nutriva qualche rimpianto per non essere riuscito a vedere completamente realizzati i cambiamenti istituzionali a cui si era tanto dedicato.

Durante il suo mandato, Napolitano affrontò uno dei periodi più difficili degli ultimi 50 anni, navigando tra le tempestose acque di una crisi economica devastante. Tuttavia, mantenne sempre la sua ferma convinzione che l’Italia avesse bisogno di stabilità politica. In nome di questo principio, cercò costantemente di evitare lo scioglimento anticipato della legislatura. Un momento particolarmente difficile fu il suo coinvolgimento indiretto nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, con una eccezionale deposizione alla Corte di Palermo che lo portò al Quirinale.

La presidenza di Napolitano fu tutt’altro che agevole, ma mantenne l’impegno che aveva assunto il 15 maggio 2006, quando promise solennemente che non sarebbe stato il capo dello Stato della maggioranza che lo aveva eletto, ma che avrebbe sempre guardato all’interesse generale del Paese. Questo impegno si mantenne, poiché dopo essere salito sul Colle con i soli voti del centrosinistra, chiuse il primo mandato con l’aperto sostegno del centrodestra.

Durante il suo mandato, Napolitano dimostrò notevoli capacità di resistenza psicologica e di mediazione, riconosciute da tutti. Anche la Lega riconobbe il suo impegno a favore del federalismo, nonostante le critiche occasionali riguardo al tema dell’unità nazionale. Napolitano diede grande importanza alle relazioni internazionali, ottenendo stima all’estero, come testimonia il fatto che Washington lo considerò sempre uno degli interlocutori più autorevoli e affidabili.

Napolitano fu sempre un fervente europeista, sostenendo l’importanza dell’Unione europea e credendo che solo riforme decisive all’interno dell’UE potessero arginare il crescente populismo e riconciliare i cittadini con l’idea europea. Nonostante le sfide, cercò costantemente di dialogare con l’intera Italia, di placare le tensioni tra le correnti politiche e di promuovere il dialogo fra le forze politiche nell’interesse del Paese. Durante i suoi mandati, monitorò da vicino le turbolenze che tenevano il governo Prodi costantemente sull’orlo della crisi, affrontando polemiche sulle leggi ad personam e sugli scandali sessuali, sempre con l’obiettivo di preservare la solidità delle istituzioni.

Tuttavia, il momento che lo rese celebre come “re Giorgio” fu la nomina di Mario Monti a palazzo Chigi nel novembre 2011. I critici parlano di una “Repubblica presidenziale” e di un’estensiva interpretazione delle prerogative presidenziali, ma i sostenitori considerano questa mossa fondamentale per evitare il baratro della crisi del debito sovrano. Nonostante il successo nel prevenire il default, l’Italia non riuscì a sfuggire alla recessione.

L’immagine del governo “tecnico” del presidente subì un deterioramento e con essa il sostegno politico a Napolitano. Le divisioni interne al Pdl portarono alle dimissioni di Monti e all’ascesa di Renzi. Nonostante la differenza di età, Napolitano fu in grado di costruire un rapporto sincero e pragmatico con Renzi. Rassegnò le dimissioni il 14 gennaio 2015 e divenne senatore a vita, portando avanti il suo impegno come Presidente Emerito della Repubblica.

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