Roma, 14 Dicembre 2023 – Achille Lauro, noto artista italiano di 33 anni, ha deciso di gettare una luce inedita sul suo passato con il docufilm “Ragazzi madre – L’Iliade”, disponibile su Prime Video dal 14 dicembre. Tuttavia, ciò che sembra un racconto crudo e sincero della sua adolescenza tumultuosa sta sollevando più di qualche sopracciglio tra gli spettatori.
L’artista, attraverso il film, rivive gli anni passati in una comune nella periferia romana, circondato da figure negative che considerava una sorta di famiglia sostitutiva. Racconta episodi di furto nei supermercati, coinvolgimento in attività illegali, e persino di aver posseduto cellulari senza batteria, simbolo di comportamenti delittuosi. Una narrazione che si allinea al cliché dell’artista decadente cresciuto tra malavita e povertà.
La domanda che sorge spontanea è se Achille Lauro stia interpretando il ruolo dell’artista tormentato per empatizzare con il pubblico o per fini puramente commerciali. L’era dei docufilm su piattaforme come Netflix e Prime Video sembra spingere gli artisti a condividere aspetti della loro vita, veritieri o meno, al fine di aumentare gli abbonamenti e l’interesse del pubblico.
Il paradosso emerge quando si considera il ruolo del padre di Achille Lauro, Nicola De Marinis, giudice della Corte di Cassazione ed ex avvocato, una figura chiave nell’apparato giuridico italiano. Come può un artista con un passato turbolento provenire da una famiglia benestante e con un padre così influente? La discrepanza tra la narrazione di Lauro e la realtà familiare potrebbe sollevare sospetti sulla genuinità delle sue affermazioni.
Nicola De Marinis ha commentato il rapporto con il figlio, ammettendo che entrambi i suoi figli hanno frequentato persone al di fuori del loro contesto borghese. Tuttavia, sottolinea che le esperienze di Lauro non lo hanno condizionato in modo irreversibile. Lauro avrebbe assistito a situazioni difficili, ma non è diventato un criminale, secondo le parole del padre.
Il docufilm segue la carriera artistica di Lauro, esplorando i momenti cruciali fino al trionfo a Sanremo. Annunciando il suo prossimo periodo di sei mesi a Los Angeles, Lauro si prepara a concentrarsi sulla musica e sulle connessioni creative, decidendo di non partecipare a Sanremo nel 2024.
Tuttavia, Lauro non si limita alla sua carriera musicale, impegnandosi attivamente in iniziative benefiche. Visitando scuole e comunità, condivide la sua storia per ispirare giovani affrontando situazioni complesse. Sottolinea l’importanza di comprendere le passioni giovanili e analizzare il contesto sociale in cui crescono, offrendo una visione più profonda della sua personalità al di là dell’immagine pubblica.
Resta da chiedersi se le attività benefiche di Lauro rappresentino una sorta di “redenzione” per il suo passato controverso o se siano parte di un nuovo capitolo nella sua evoluzione artistica. La discussione sull’autenticità del suo racconto e la sua reale connessione con la criminalità restano aperte, lasciando agli spettatori il compito di discernere la verità da una narrazione che sembra giocare tra passato e presente.
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