Abu Mohammad al-Jolani, capo della milizia jihadista Hay’at Tahrir al-Sham , ha espresso chiaramente le sue intenzioni nel corso di un’intervista esclusiva con la CNN, la prima dopo diversi anni. In questa conversazione, avvenuta in una località segreta nella Siria centrale, al-Jolani ha evidenziato il ruolo cruciale dell’opposizione armata filoturca nel tentativo di rovesciare il governo di Bashar al-Assad. Le sue parole si inseriscono in un contesto di conflitto che continua a deflagrare nel Paese, mentre Hts ha recentemente realizzato importanti vittorie sul territorio, compresa la conquista di Hama.
Nel suo discorso, al-Jolani ha ribadito che il primario obiettivo della rivoluzione siriana è il crollo del regime di Assad. Ha affermato che “è nostro diritto usare tutti i mezzi disponibili” per raggiungere questo scopo, indicando una forte determinazione e una strategia aggressiva dei ribelli. Queste dichiarazioni non sono solo una manifestazione della volontà di Hts, ma testimoniano anche una lunga storia di conflitti interni e combattimenti in Siria che hanno portato a numerose divisioni tra i gruppi di opposizione e li hanno messi in contrasto con il governo.
La necessità di un cambio di regime, secondo al-Jolani, nasce dalla convinzione che la Siria “merita un sistema di governo istituzionale”. Ha criticato la concentrazione del potere nelle mani di un unico sovrano, descrivendo il regime di Assad come autoritario e arbitrario. Questa visione mette in luce le aspirazioni di una parte della popolazione siriana che desidera una maggiore partecipazione e rappresentanza nelle decisioni governative. La milizia Hts si pone come una delle voci principali in questo processo di cambiamento, proponendosi come attore chiave nella lotta contro le forze governative.
Il conflitto siriano ha avuto inizio nel 2011 e ha causato milioni di sfollati e una crisi umanitaria di vastissime proporzioni. La guerra ha visto l’emergere di vari gruppi ribelli e jihadisti, con Hts che ha giocato un ruolo significativo. La conquista di Hama è solo l’ultimo esempio delle vittorie ottenute dalla milizia, il che sembra indicare un rafforzamento della sua posizione nelle zone controllate dai ribelli.
Nonostante i successi sul campo, le divisioni interne tra i diversi gruppi dell’opposizione rimangono una sfida sostanziale. La rivalità tra le fazioni ha spesso ostacolato la creazione di un fronte unito contro Assad, complicando ulteriormente le prospettive di una transizione pacifica in Siria. Al-Jolani ha riconosciuto queste difficoltà, sostenendo che è necessaria una maggiore coesione tra i gruppi per ottenere risultati significativi.
La Russia e l’Iran sostengono il regime di Assad, mentre la Turchia ha mostrato un interesse nell’appoggiare i gruppi di opposizione come Hts. Questa situazione ha creato un complesso contesto internazionale, dove gli equilibri di potere influenzano le dinamiche del conflitto. Al-Jolani ha sottolineato come il sostegno turco sia fondamentale per i ribelli, indicando che la loro guerra non è solo locale, ma è legata a interessi geopolitici più ampi.
L’instabilità in Siria ha sollevato preoccupazioni in tutta la regione e oltre, portando a un aumento delle tensioni internazionali. Le dichiarazioni di al-Jolani e le azioni di Hts nell’area sono sicuramente sotto l’osservazione delle potenze mondiali, in quanto possono incidere non solo sul futuro della Siria, ma anche sulla sicurezza del Medio Oriente nel suo complesso.
L’intervista di al-Jolani ha portato alla ribalta questioni di rilevanza mondiale e ha reso evidente come le guerre civili possano influenzare le politiche nazionali e internazionali. Rimane da vedere come evolveranno gli eventi in Siria e quale sarà, in ultima analisi, il destino di un Paese lacerato dai conflitti.