La recente notificazione di una legge da parte dell’Ungheria, che vieterebbe la produzione e la commercializzazione di carne allevata in laboratorio, ha suscitato l’attenzione della Commissione Europea. In un parere dettagliato, Bruxelles ha definito questo divieto “ingiustificato” e “non necessario“, sottolineando la mancanza di autorizzazione per qualsiasi prodotto di carne lab-grown sull’intero territorio dell’Unione Europea. Questa decisione implica importanti ripercussioni per la legislazione alimentare all’interno dei confini europei.
La posizione della commissione europea
Bruxelles ha chiarito che il divieto ungherese di introdurre carne coltivata nel mercato non trova fondamento legale, poiché attualmente non esistono autorizzazioni per tali prodotti all’interno dell’Unione. “Non è stata ancora concessa alcuna autorizzazione per nessun prodotto a base di carne allevata in laboratorio”, ha affermato la Commissione, rendendo evidente che il divieto proposto dall’Ungheria è superfluo. La Commissione ha inoltre evidenziato che, attualmente, l’unico divieto di commercializzazione è già disciplinato dal diritto dell’Unione, che si applica in modo uniforme a tutti i Paesi membri. In questo contesto, l’iniziativa ungherese sembra non solo prematura, ma anche contraria agli standard europei già in vigore.
Conseguenze del divieto ungherese
Il parere della Commissione rappresenta un passo significativo, poiché potrebbe ostacolare il processo armonizzato di autorizzazione per nuovi alimenti a livello europeo. Questa procedura, che include una valutazione scientifica condotta dall’Autorità Europea di Sicurezza Alimentare , è cruciale per garantire che tutti i nuovi prodotti alimentari soddisfino elevati standard di sicurezza. Un divieto che si discosta dai regolamenti comuni potrebbe, pertanto, porre delle limitazioni alla capacità di innovazione nel settore alimentare. D’altra parte, la Commissione ha messo in chiaro che l’obiettivo è mantenere un’uniformità nelle normative di sicurezza alimentare in tutta l’Unione, evitando leggi isolate che potrebbero creare confusione o discriminazioni nel mercato.
Il precedente italiano e la questione della normativa europea
A inizio anno, un episodio simile si è verificato in Italia, dove un disegno di legge proposto dal ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida per vietare la vendita di alimenti e mangimi sintetici è stato archiviato dalla Commissione Europea. La ragione principale di questo rifiuto non era legata al merito della questione, bensì a vizi procedurali: la legge era stata approvata in violazione dei termini del regolamento europeo Tris. Questo precedente sottolinea ulteriormente l’importanza della conformità alle procedure legislative dell’Unione, suggerendo che gli stati membri devono prestare attenzione non solo al contenuto delle proprie leggi, ma anche ai modi in cui queste vengono elaborate.
Implicazioni per l’ungheria e gli stati membri
Ora, il parere circostanziato della Commissione impone all’Ungheria di rimandare l’adozione del suo disegno di legge per un periodo di sei mesi dalla data di notifica, fissandola quindi al 13 gennaio 2025. Durante questo tempo, l’Ungheria è tenuta a comunicare alla Commissione come intende rispondere a questo parere. Questa procedura potrebbe avere un impatto significativo non solo sulla legislazione ungherese riguardante la carne coltivata, ma potrebbe anche influenzare le politiche alimentari degli altri stati membri dell’Unione. La questione della carne allevata in laboratorio è diventata un tema di crescente rilevanza all’interno della discussione sui nuovi alimenti e sulla sostenibilità. È probabile che molti Paesi osservino attentamente l’evolversi della situazione in Ungheria e reagiscano in base all’approccio di Bruxelles su questo tema cruciale.