Tempi di attesa per esami e visite in crescita: il rapporto civico sulla salute 2024 mette a nudo le difficoltà del sistema sanitario

Il terzo Rapporto civico sulla salute denuncia l’allungamento delle liste d’attesa in Italia, evidenziando la crisi del sistema sanitario e la crescente rinuncia alle cure da parte dei cittadini.
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Le attese per accedere a prestazioni sanitarie continuano ad allungarsi in Italia, un problema che si ripercuote su milioni di cittadini. Il terzo Rapporto civico sulla salute, presentato a Roma da Cittadinanzattiva al Ministero della Salute, rivela dati allarmanti sulle liste d’attesa e offre uno spaccato chiaro delle difficoltà dell’attuale sistema sanitario. L’analisi, basata su 24.043 segnalazioni pervenute nel 2023, comunica che l’aumento delle richieste di aiuto, rispetto al 2022, ha raggiunto un incremento significativo, dimostrando la crescente insoddisfazione degli utenti.

Tempi di attesa aumentati in modo preoccupante

Il rapporto evidenzia che i tempi di attesa per una serie di prestazioni sanitarie continuano a superare i limiti fissati dalle normative. Secondo i dati raccolti, si registrano attese fino a 468 giorni per una prima visita oculistica in classe P, che dovrebbe essere eseguita entro 120 giorni, e 480 giorni per una visita di controllo oncologica. Sorprendenti sono anche i 526 giorni per un ecodoppler dei tronchi sovraaortici e 437 giorni per un intervento di protesi d’anca, previsto entro 12 mesi. Per una prestazione così delicata come quella per tumori alla prostata, l’attesa si attesta a 159 giorni, un tempo che appare inaccettabile per un settore dove la tempestività è cruciale.

Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, sottolinea l’importanza di poter contare su risorse adeguate per la sanità pubblica. “È necessario che il governo investa in modo continuativo e sostanziale“, ha affermato, evidenziando come il sistema sia da anni sottovalutato. Inoltre, diversi livelli essenziali di assistenza non sono stati aggiornati dal 2008 e il Piano sanitario nazionale atteso dal Parlamento sembra essere ancora in stand-by. La necessità di riforme strutturali è quindi più che mai urgente.

Difficoltà nell’assistenza primaria e cure di prossimità

Le segnalazioni relative all’assistenza primaria mostrano chiaramente le difficoltà che i cittadini incontrano nel rapporto con i propri medici di famiglia o i pediatri di libera scelta. La percentuale di utenti che hanno lamentato disagi è pari al 14,2% delle segnalazioni totali, con il 47,1% di questi che evidenzia problemi legati alla scarsità di tempo durante le visite. È evidente che l’interazione tra medici e pazienti è compromessa non solo dalla mancanza di disponibilità, ma anche da un deficit informativo.

Inoltre, le problematiche con l’assistenza sanitaria di prossimità aumentano ulteriormente il divario. Cittadini che richiedono una presa in carico efficiente e integrata trovano, invece, strutture che sembrano non rispondere adeguatamente alle loro esigenze, evidenziando un’assenza di coordinamento cruciale tra le istituzioni sanitarie e la popolazione. Il testo del rapporto fa emergere che gli effetti degli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, specialmente in termini di assistenza territoriale, non sono ancora visibili e il sistema appare distante.

Fenomeno della rinuncia alle cure in aumento

Un altro dato inquietante riguarda la rinuncia alle cure. Nel 2023, il 7,6% della popolazione ha dichiarato di aver dovuto fare a meno di visite o accertamenti sanitari, con un incremento rispetto al 7% del 2022. Questa situazione coinvolge all’incirca 4,5 milioni di cittadini, con un aumento significativo di coloro che rinunciano per motivi economici e per la lunghezza delle liste d’attesa. Si registra un passaggio dal 2,8% al 5,4% per quanto riguarda i tempi di attesa e le difficoltà di accesso, un dato che rivela una crisi sistemica che richiede risposte immediate.

Particolarmente colpiti da questa situazione sono gli adulti, con una quota di rinuncia che sale all’11,1% tra i 55-59enni e al 9,8% tra gli anziani di 75 anni e più. Le differenze di genere rimangono rilevanti, con il 9% di rinunce tra le donne rispetto al 6,2% tra gli uomini. Tale dato dimostra non solo l’urgenza di interventi, ma anche la necessità di monitorare attivamente le disparità esistenti nel sistema sanitario italiano.

Emergenza nei pronto soccorso e carenza di personale

I pronto soccorso si confermano come uno degli ambiti più critici del sistema sanitario, con oltre il 13,3% delle segnalazioni totali che riguarda l’assistenza ospedaliera. Il sovraffollamento e le lunghe attese sono segnalati da molti utenti, che indicano difficoltà crescenti per accedere ai servizi di emergenza. L’emergenza è accentuata dalla carenza di personale: al momento, mancano circa 4.500 medici e oltre 10.000 infermieri, un numero che risulta insufficiente di fronte al crescente ricorso ai pronto soccorso, tornato a crescere post-pandemia.

Inoltre, l’analisi sottolinea che ci sono regioni, come la Sardegna e l’Abruzzo, dove le attese si fanno ancora più lunghe. Un altro dato preoccupante è che circa il 5,8% della popolazione non ha accesso a un servizio di emergenza entro 30 minuti, un aspetto particolarmente critico in zone interne della Basilicata e in alcune province del Nord. Di fronte a una tale situazione, che denota l’urgenza di maggiori investimenti e riforme strutturali, la speranza è riposta nell’attuazione di case della comunità, che potrebbero migliorare accessibilità e tempi di risposta.

Le dichiarazioni del ministro della salute Orazio Schillaci

In chiusura della presentazione del Rapporto civico sulla salute, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha espresso preoccupazione per i dati emersi dal report, richiamando l’attenzione sulle difficoltà che il Sistema sanitario nazionale continua a fronteggiare. “È necessario uno sforzo collettivo per invertire la rotta“, ha dichiarato, sottolineando l’importanza di garantire ai cittadini un sistema sanitario più efficiente e responsivo alle esigenze della popolazione.

Mettendo in risalto la carenza di risorse e la necessità di una migliore organizzazione, ha ricordato che le risorse destinate alla sanità devono essere gestite in modo tracciabile e responsabile. La speranza è che dall’analisi dei bisogni reali della popolazione scaturiscano interventi mirati e duraturi per risolvere le criticità esistenti e garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini.