A Treviso il festival della statistica: analisi e proposte per il futuro industriale europeo

A Treviso, il festival StatisticAll esplora l’importanza della statistica e dei dati per affrontare le sfide industriali europee, con focus su investimenti, politiche e formazione nel contesto globale.
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A Treviso ha preso avvio StatisticAll, un festival dedicato a statistica e demografia, caratterizzato da un’offerta innovativa e un linguaggio accessibile a un pubblico diversificato. Un occhio di riguardo è posto sui dati economici e strategici necessari per costruire un futuro industriale solido in Europa. La seconda giornata del festival ha visto l’organizzazione di un panel di esperti sul tema “Economia e industria – i dati utili per costruire un industrial act europeo”, incentrato sulle sfide attuali e future che riguardano il campo industriale.

Il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti nell’industria italiana

Livio Romano, figura di spicco nella Cassa Depositi e Prestiti, ha illustrato l’importanza del supporto finanziario al sistema industriale italiano, sottolineando come la Cassa abbia erogato quasi 12 miliardi di euro in finanziamenti e investimenti per l’equity. La mancanza di consapevolezza da parte delle istituzioni riguardo gli investimenti in energie rinnovabili è stata evidenziata da Romano, il quale ha affermato che “la costruzione di una metodologia chiara per questi obiettivi è fondamentale.” “Un documento firmato da Draghi, fino a tre anni fa, era impensabile. Il fatto che sia stato redatto è un segnale positivo per il futuro,” ha dichiarato. Una comunicazione efficace tra le istituzioni e le aziende, accompagnata da dati solidi e metodologie riconosciute, è cruciale per promuovere un clima di investimenti in innovazione.

Le politiche industriali e l’importanza dei dati

Germana Di Domenico del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha evidenziato che le politiche industriali non si basano esclusivamente su motivazioni finanziarie. Secondo Di Domenico, è imprescindibile avere accesso a dati solidi e trasparenti che garantiscano condizioni eque tra diversi Paesi. “È necessario un approccio metodologico condiviso,” ha affermato, citando l’importanza di riunire vari progetti finanziari in ambito europeo per massimizzare l’efficacia degli stessi. Di Domenico ha anche sottolineato che, mentre ci si concentra sull’analisi quantitativa, la qualità dei dati resta essenziale per garantire l’affidabilità delle politiche implementate.

L’Europa: un passato di cooperazione e un futuro da definire

Il ruolo cruciale dell’Europa, storicamente iniziato con la Comunità del carbone e dell’acciaio, è stato richiamato da Stefano Menghinello, ricercatore dell’Istat, il quale ha discusso l’importanza di statistiche indipendenti per la formazione delle politiche industriali. “La prima indagine dell’Istat si concentrava proprio su quell’ambito,” ha ricordato, evidenziando come la politica industriale oggi debba basarsi su dati oggettivi, lontani dalle opinioni soggettive. Quanto più queste informazioni saranno trasparenti e verificabili, tanto più si avrà la possibilità di costruire un’industria europea competitiva e lungimirante.

Le sfide delle multinazionali tra sanzioni e dazi governativi

Un altro tema discusso è stata l’adattabilità delle multinazionali in un contesto globale in continua evoluzione. Durante il panel “Globali e locali: multinazionali in cerca di una nuova strategia tra dazi e sanzioni”, si è risposto alla domanda se le multinazionali siano effettivamente vulnerabili. Armando Rungi, professore di economia presso l’IMT – Scuola Alti Studi di Lucca, ha sottolineato un record nel 2023 riguardo alle registrazioni di brevetti, con un notevole numero proveniente da multinazionali. Secondo Rungi, le multinazionali possono sfruttare la loro dimensione per investire in ricerca e sviluppo, ma avverte che l’Europa rischia di rimanere indietro se non cambia paradigma, non avendo tra le prime venti aziende globali nessuna di origine europea nel settore delle tecnologie.

Formazione e competitività nel contesto delle multinazionali

Il dibattito ha anche toccato il tema dell’approccio delle multinazionali nella gestione del personale. Luca Paolazzi ha espresso l’importanza per il contesto lavorativo di evolversi, facendo notare che le aziende multinazionali mostrano un’attenzione particolare verso i dipendenti, un aspetto spesso trascurato dalle imprese italiane. A questo proposito, Alessandro Faramondi dell’Istat ha concluso l’incontro sottolineando come la ricerca e la formazione siano fattori chiave per migliorare la competitività delle aziende. “Le multinazionali ragionano sulle persone e investono in competenze e formazione,” ha dichiarato Faramondi, sottolineando come la crescita delle capacità produttive sia fortemente legata all’attenzione che si dedica al personale. Con strategie ben definite, le multinazionali puntano a creare un legame duraturo con i loro collaboratori, fondamentale in un contesto sempre più competitivo e globale.