Sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana sparita nel nulla nel 1983, il dibattito continua a infiammarsi. Durante un’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta, l’avvocata Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, ha lanciato un accorato appello affinché il Papa incontri i familiari. I dettagli emersi nel corso dell’incontro forniscono un quadro complesso delle indagini e delle diverse piste investigative che potrebbero condurre a risposte concrete.
L’appello dell’avvocata Sgrò
Laura Sgrò ha esposto la sua posizione di fronte alla Commissione, sottolineando l’urgenza di un incontro diretto tra il Santo Padre e la famiglia Orlandi. Secondo Sgrò, anche solo cinque minuti di conversazione potrebbero rivelarsi fondamentali per arricchire e sostenere il lavoro di ricerca della verità sulla scomparsa di Emanuela. L’avvocata ha messo in evidenza come l’assenza di informazioni concrete alimenti la sofferenza della famiglia, giustificando così la richiesta di un incontro nel tentativo di avere un contatto diretto con le autorità vaticane.
La Sgrò ha evidenziato che gli sforzi sinora compiuti non hanno portato a risultati tangibili. Per questo ha chiesto una rogatoria internazionale, essenziale per approfondire gli aspetti legati a presunti sviluppi all’estero. Un altro punto cruciale affrontato dalla legale riguarda la “pista di Londra”, la quale, pur non essendo recente, continua a mantenere un certo grado di interesse per la famiglia Orlandi e per gli inquirenti.
La pista di Londra e i documenti controversi
La pista di Londra, secondo l’avvocata, non sembrerebbe rappresentare una traccia nuova, ma piuttosto un potenziale depistaggio delle indagini. Sgrò ha fatto riferimento a cinque documenti redatti dal giornalista Emiliano Fittipaldi che, sebbene siano stati etichettati come falsi, necessitano di un’analisi più approfondita per ottenere una visione chiara. “Le cose possono essere vere o false solo a seguito di un’inchiesta,” ha dichiarato la legale, evidenziando la mancanza di un’adeguata investigazione sui documenti in questione.
In aggiunta, è stata menzionata la testimonianza di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, che ha riferito di aver ricevuto contatti da un individuo che affermava di essere stato il carceriere della sorella, suggerendo che fossero state portate a Londra. Questa testimonianza, se veritiera, potrebbe aprire a nuove piste di indagine e a una potenziale inchiesta sul coinvolgimento di figure chiave all’interno delle istituzioni italiane e vaticane.
Le dichiarazioni di Pietro Orlandi
Pietro Orlandi ha avuto modo di esprimere le proprie considerazioni su questa complessa vicenda durante l’audizione. “La pista di Londra deve essere approfondita; ci sono tanti dettagli e situazioni che necessitano di verifica,” ha affermato, evidenziando come possibili sviluppi potrebbero aiutare a confermare o smentire le tesi prevalenti sulla scomparsa di Emanuela. La ricerca di risposte concrete è fondamentale: una conferma che la giovane sia stata effettivamente portata a Londra potrebbe rappresentare una svolta, eliminando molte delle congetture che sono state formulate finora.
Pietro ha inoltre sottolineato l’importanza dell’incontro con il Papa che, sostiene, potrebbe portare alla luce nuove verità e allontanare gli aloni di mistero che avvolgono la scomparsa di Emanuela. Nonostante le continue richieste di un incontro riservato, finora non sono state accolte, il che ha suscitato la sua frustrazione. “Il Papa deve pretendere la verità,” ha rimarcato, evidenziando la necessità di trasparenza in questo caso particolarmente delicato.
Le problematiche legate alle registrazioni e ai testimoni
Uno dei temi più controversi sollevati dall’avvocata Sgrò riguarda l’analisi delle registrazioni audio che coinvolgono Marco Fassoni Accetti, conosciuto come “l’Americano”. La famiglia Orlandi ha commissionato una perizia per esaminare le voci contenute nelle audiocassette scovate nel corso delle indagini. Secondo Sgrò, le analisi condotte indicano che la voce registrata dell’Americano non corrisponde a quella di Accetti, contraddicendo così le affermazioni fatte dallo stesso coinvolto.
Le estrazioni sonore riguardanti le registrazioni di giugno e luglio 1983 sono state confrontate con la voce di Accetti, rivelando una significativa incompatibilità. In aggiunta, è stata notata la presenza di manipolazioni nelle trascrizioni, con almeno diciassette segni di montaggio sulla cassetta in oggetto. Questi risultati sollevano inquietanti interrogativi sull’autenticità delle prove e completano un quadro complesso in cui le verità emergono solo parzialmente.
Le agende di Ciampi e ulteriori sviluppi
Un altro punto sollevato da Sgrò riguarda la richiesta di consultazione delle agende storiche del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il quale, secondo la legale, ha avuto un ruolo significativo nella grazia concessa al terrorista turco Mehmet Ali Agca, colui che nel 1981 tentò di assassinare Giovanni Paolo II. L’avvocata ha fatto notare che le agende del presidente potrebbero contenere appunti rilevanti, poiché la loro accuratezza è già stata confermata in altri contesti, come nel processo sulla trattativa Stato-mafia.
“È plausibile che ci siano degli appunti e che la grazia ad Agca abbia a che fare con Emanuela Orlandi,” ha affermato Sgrò, esprimendo l’importanza di esplorare ogni documento storico disponibile per ricostruire il puzzle delle verità nascoste dietro la scomparsa della giovane.
L’importanza di fare luce sui dialoghi segreti
Infine, l’avvocata ha sollecitato che Francesca Immacolata Chaouqui, ex membro della Commissione di Vigilanza dello IOR, venga interpellata per chiarire la posizione relativa a particolari chat e comunicazioni. Sgrò ha messo in dubbio l’utilizzo del segreto pontificio come scusante per non divulgare informazioni vitali, suggerendo che coloro che detengono informazioni dovrebbero sentirsi obbligati a collaborare, soprattutto quando sono coinvolte vite umane.
Rispondendo a domande specifiche sui casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, l’avvocata ha escluso l’esistenza di legami tra le due scomparse, sottolineando la scarsità di prove significative nei documenti riguardanti Mirella. Queste affermazioni sono supportate dalla convinzione che Mirella non avrebbe dovuto essere associata al caso di Emanuela, che possiede una sua complessità e un carico di interrogativi ancora irrisolti.