Giornata internazionale di sensibilizzazione sulla ricostruzione mammaria: la voce delle pazienti

Il ‘Bra Day’ a Roma promuove la consapevolezza sulla ricostruzione mammaria post-oncologica, evidenziando l’importanza del supporto emotivo e delle scelte informate per le donne dopo il tumore al seno.
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Il ‘Bra Day’ celebra la consapevolezza sulla ricostruzione mammaria post-oncologica, sottolineando l’importanza di un percorso che unisce sfide e speranze per le donne che affrontano il tumore al seno. La manifestazione, promossa dalla Beautiful After Breast Cancer Italia Onlus, ha riunito pazienti e i loro compagni a Roma, gettando luce sulle esperienze e sulle emozioni legate al complesso viaggio della ricostruzione. Questo articolo esplora gli aspetti salienti dell’evento, che ha visto la partecipazione di esperti del settore e testimonianze toccanti.

L’importanza della ricostruzione immediata

Marzia Salgarello, chirurgo plastico ricostruttivo e presidente di Babc Italia, ha evidenziato la cruciale rilevanza della ricostruzione immediata. Secondo la dottoressa, questa pratica non solo permette alle donne di riappropriarsi della propria immagine corporea, ma facilita anche il recupero delle terapie necessarie e il reinserimento nella vita sociale e lavorativa. Dopo il periodo di degenza in ospedale, le pazienti si trovano a dover affrontare timori e domande che spesso rimangono senza risposta. La ripresa da un intervento così significativo è delicata e complessa, occupando un posto centrale nelle preoccupazioni di ogni donna colpita da questa malattia.

Durante l’evento, Salgarello ha sottolineato come il supporto dei chirurghi plastici sia imprescindibile in questo percorso. “Ogni intervento lascia un segno indelebile nella vita della paziente”, ha affermato. Ha, inoltre, rincuorato le donne affermando l’importanza di un approccio integrato che consideri le dimensioni fisiche, psicologiche e relazionali della risalita dopo una diagnosi di cancro. Le pazienti, infatti, non devono affrontare il recupero da sole; il coinvolgimento del personale medico e il supporto emotivo possono fare la differenza nel ripristinare una vita normale e soddisfacente.

Storie di resilienza e supporto

Il tema di quest’anno, “Ricostruirsi: dialogo con le donne e i loro compagni”, ha dato vita a un coinvolgente scambio di esperienze durante l’evento tenutosi al Grand Hotel Plaza di Roma. Diversi racconti hanno messo in evidenza le sfide quotidiane affrontate da tre donne che, nonostante le differenze tra le loro storie, hanno tutte condiviso una nuova luce nei loro occhi. Le relazioni familiari, il rapporto con il proprio corpo e le esperienze sul posto di lavoro sono stati elementi cruciali nella narrazione dei loro percorsi di guarigione.

Le pazienti hanno espresso le loro preoccupazioni rispetto al cambiamento della percezione corporea e all’impatto della malattia sulla loro sfera intima e familiare. Hanno parlato delle difficoltà relazionali e dei modi in cui i loro compagni di vita hanno reagito a questa nuova realtà. La Babc ha voluto allargare lo sguardo, offrendo spazio anche alle voci maschili: mariti, fidanzati e partner hanno condiviso le loro esperienze sull’impatto della malattia nella vita quotidiana della famiglia, rivelando le loro paure e il modo in cui hanno sostenuto le donne in questo momento di vulnerabilità.

Esse non sono solo le pazienti da comprendere e supportare, ma la malattia coinvolge e colpisce profondamente tutti i membri della famiglia, richiedendo un approccio collettivo alla guarigione e al superamento delle vulnerabilità.

Riabilitazione e gestione del dolore

La psicoterapeuta e sessuologa clinica Marinella Cozzolino ha parlato delle dinamiche del dolore e dell’abilità delle donne nel sopportarlo. Gli studi dimostrano che le donne abbracciano il dolore con un’abilità sorprendente, talvolta addirittura scusandosi per non essere in grado di rispettare le normali aspettative. Cozzolino ha illustrato come spesso le donne si sentano in dovere di “scusarsi” per le loro limitazioni fisiche, anche quando affrontano situazioni gravi come il tumore.

In termini di gestione del dolore, la Cozzolino ha fornito dati interessanti riguardo ai diversi approcci al dolore tra uomini e donne, mostrando come i medici tendano a trattare diversamente le due categorie. Ad esempio, è stato notato che nel post-operatorio, gli uomini necessitano di quantità significativamente più alte di morfina per ottenere sollievo rispetto alle donne. Questo può contribuire a una visione distorta delle aspettative nel trattamento del dolore femminile.

Tali informazioni sono essenziali per comprendere la necessità di tempistiche e approcci più mirati nella gestione del dolore e nella riabilitazione delle donne dopo la mastectomia. La giornata di sensibilizzazione, quindi, non solo incentiva la consapevolezza sulle problematiche legate alla ricostruzione, ma mira a costruire un ambiente di supporto in cui il dolore e la cura possano essere affrontati come temi collettivi.

Sostenere la scelta della ricostruzione

Liliana Barone Adesi, dirigente medico dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica del Policlinico Gemelli e vicepresidente di Babc Italia, ha messo in luce l’importanza della scelta di ricostruzione immediata, sottolineando che oggi solo il 50% delle pazienti con mastectomia opta per questa opportunità. Barone ha evidenziato come le Breast Unit, centri clinici specialistici, offrano assistenza di alta qualità e come la percentuale di ricostruzione immediata sia decisamente superiore in questi contesti.

La specialista ha illustrato le numerose tecniche ricostruttive disponibili, fra cui la posizione pre-pettorale della protesi mammaria, che assicura un aspetto più naturale. Tuttavia, ha avvertito che non esiste una soluzione universale; le opzioni di ricostruzione devono essere personalizzate in base alle caratteristiche biologiche del tumore, alla tipologia di mastectomia e alle peculiarità fisiche della donna.

Con tali considerazioni, è fondamentale incoraggiare le pazienti a consultarsi con le Breast Unit. Questi centri sono composti da équipe multidisciplinari che possono guidare le donne lungo un percorso di cura e ricostruzione ottimale. La ricostruzione non deve essere un’idea relegata a un secondo piano, ma un obiettivo che può riportare le donne a una vita piena di dignità e soddisfazione dopo la difficile esperienza della malattia.