Disparità nelle ore di scuola tra Lombardia e Sicilia: il presidente Oricon lancia l’allerta

Le recenti dichiarazioni di Carlo Scarsciotti evidenziano le gravi disparità educative tra regioni italiane, con impatti significativi sulla frequenza scolastica e sulla sostenibilità della ristorazione collettiva.
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La questione delle disparità educative tra le varie regioni italiane è tornata al centro del dibattito pubblico, grazie alle recenti dichiarazioni del presidente di Oricon, Carlo Scarsciotti, durante il Secondo Summit della ristorazione collettiva, tenutosi al Cirfood District di Reggio Emilia. La differenza nelle ore di frequenza scolastica tra bambini lombardi e siciliani non è solo un aspetto statistico, ma ha rilevanti implicazioni per il futuro del sistema educativo italiano e la lotta alla dispersione scolastica. Questo articolo esplora le problematiche evidenziate da Scarsciotti, ponendo l’accento sulle disparità regionali, i temi di sostenibilità e le sfide economiche della ristorazione scolastica.

Disparità nelle ore di frequenza scolastica

Una delle affermazioni più sorprendenti rilasciate da Carlo Scarsciotti riguarda la netta differenza nelle ore di frequenza scolastica tra le diverse regioni italiane. Mentre un bambino che frequenta la scuola in Lombardia partecipa per ben 40 ore a settimana, il suo coetaneo in Sicilia è a scuola solo per 27 ore. Questa differenza rimarca non solo le disparità infrastrutturali e organizzative tra le scuole, ma anche le possibili conseguenze a lungo termine sul livello di istruzione e sul futuro dei ragazzi. Questa situazione può amplificare la dispersione scolastica, un fenomeno preoccupante che pone interrogativi sul futuro del Paese.

La pressione su giovani studenti che vivono in regioni con un’offerta formativa limitata risulta accentuata da fattori socio-economici. Le ore di lezione e le attività scolastiche sono fondamentali per lo sviluppo di competenze e abilità, e una formazione carente potrebbe compromettere le opportunità di apprendimento per i ragazzi. Queste disparità non solo influenzano le possibilità di successo accademico degli studenti, ma possono anche avere ripercussioni negative sulla loro vita futura, compresa la possibilità di trovare lavoro in un mercato sempre più competitivo.

Sostenibilità nella ristorazione scolastica

Un altro aspetto fortemente sottolineato da Scarsciotti riguarda la sostenibilità nelle pratiche di ristorazione scolastica. Il presidente Oricon ha messo in evidenza il concetto di sostenibilità, che si articola su tre dimensioni fondamentali: sociale, ambientale ed economica. Questi tre aspetti devono necessariamente coesistere in modo armonioso affinché si possa realmente parlare di un sistema sostenibile. La ristorazione collettiva, in particolare, deve affrontare la sfida di adattarsi a una serie di normative, leggi e direttive che, se da un lato offrono opportunità per il settore agricolo, dall’altro complicano le operazioni quotidiane delle mense scolastiche.

Le normative relative agli “acquisti verdi” e al green public procurement, sin dall’Expo di Milano nel 2015, hanno introdotto requisiti ambiziosi. Tuttavia, è emerso un divario significativo tra le aspettative delle politiche ambientali e la loro realizzabilità pratica, specialmente in considerazione dei costi che le istituzioni devono affrontare. Questo ha portato molte mense scolastiche a dover rimodellare le proprie operazioni in un contesto economico complesso, dove il costo di ingredienti biologici e a chilometro zero non può essere sempre compensato da requisiti di spesa ridotti.

Le sfide economiche della ristorazione collettiva

Il panorama economico del sistema di ristorazione scolastica è ulteriormente complicato dalla recente introduzione di un nuovo Codice dei contratti pubblici. Questo codice pretende di mantenere un equilibrio contrattuale fra le parti, ma la realtà è ben più complessa, come commentato da Scarsciotti. Quando l’aumento dei costi supera una certa soglia, il processo di revisione dei prezzi si rivela ostico e inconcludente. Nei fatti, le mense scolastiche si trovano ad affrontare l’ironia di dover garantire pasti di qualità sempre più elevata, chiedendo ingredienti a criteri sempre più rigorosi, ma senza il corrispettivo supporto economico necessario.

A questo si aggiunge un’ulteriore problematicità: le mense autogestite in grandi comuni hanno la libertà di chiedere aumenti alle rette per coprire gli aumenti dei costi, mentre le mense scolastiche in appalto affrontano restrizioni che non permettono adeguamenti rapidi e appropriati delle tariffe. Ciò crea un’ingiustizia di trattamento tra diversi tipi di ristorazione collettiva, con un impatto diretto sulla quantità e qualità dei pasti serviti, che rischia di compromettere il servizio pubblico nel lungo termine.

Una visione integrata per il futuro

Secondo Scarsciotti, per garantire un modello di sostenibilità dalla visione ampia ed efficace, è imperativo riconsiderare l’attuale impostazione della ristorazione collettiva. È necessario strutturare un modello olistico che contempli in modo sinergico le dimensioni sociale, ambientale ed economica, evitando iniziative disorganiche e incoerenti che possano ostacolare il raggiungimento di obiettivi concreti. L’idea di un testo unico per la ristorazione collettiva potrebbe rappresentare una base solida per garantire una maggiore equità, stabilendo criteri chiari e strutturati che migliorino l’approccio alla sostenibilità, non solo nell’educazione alimentare ma anche nella qualità del servizio offerto a milioni di studenti in tutto il Paese.