Supermercati in Italia: la sfida degli imballaggi in plastica e le nuove opportunità

Un’analisi su 1.500 supermercati italiani rivela che il 46% degli alimenti è confezionato in plastica evitabile, sollevando preoccupazioni per la sostenibilità e spingendo verso alternative ecologiche.
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Una recente analisi condotta su 1.500 supermercati italiani ha rivelato una situazione allarmante riguardo all’uso degli imballaggi in plastica nel settore alimentare. La ricerca denominata Material Change Index, realizzata per conto di DS Smith da Retail Economics, ha riscontrato che il 46% degli articoli alimentari e delle bevande negli scaffali dei supermercati è confezionato in plastiche evitabili. Questa quantità di plastica, che si avvicina a 27,3 miliardi di pezzi all’anno, è principalmente legata a prodotti come pane, riso, carne, pesce e latticini. Questo articolo approfondisce le implicazioni di queste scoperte per i produttori, i rivenditori e i consumatori italiani mentre si naviga verso un futuro più sostenibile.

La diffusione degli imballaggi in plastica in Italia

L’analisi ha dimostrato che l’Italia si colloca al terzo posto in Europa per l’alto utilizzo di imballaggi in plastica, con un tasso che si aggira intorno al 66%. Questo dato è paragonabile a quello della Germania, mentre il Regno Unito si distingue per il maggior peso della plastica, con il 70% degli articoli alimentari confezionati in questo materiale. In confronto, i Paesi come Spagna e Polonia si attestano rispettivamente al 67% e al 62%, mentre la Francia presenta il tasso più basso, con solo il 59% degli imballaggi che dipendono dalla plastica. La crescente consapevolezza dell’impatto ambientale legato agli imballaggi in plastica spinge molti operatori del settore a esplorare alternative più ecologiche, senza compromettere la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari.

Le sfide per produttori e distributori

La ricerca ha evidenziato un forte impegno da parte dei produttori e dei distributori italiani nel ridurre l’uso della plastica negli imballaggi. Infatti, il 98% degli intervistati ha dichiarato di aver adottato misure per affrontare questa problematica. Tuttavia, ci sono sfide significative da affrontare. Circa il 60% degli operatori ha solo due anni o meno per raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. Nonostante ciò, un quarto dei partecipanti ha riferito di essere in ritardo rispetto alle proprie scadenze. Le principali preoccupazioni riguardano l’aumento dei costi delle materie prime e il rischio che i consumatori non accettino le modifiche. Secondo i risultati, il 72% degli intervistati è preoccupato che un imballaggio più sostenibile possa essere visto come un’opzione meno competitiva, mentre il 65% teme che i clienti non siano disposti a sacrificare la praticità per ridurre la plastica.

Il confronto con la Francia e le politiche innovative

L’analisi ha posto l’accento sulle politiche virtuose in Francia, dove meno del 50% dei prodotti alimentari utilizza plastica come materiale di imballaggio principale. La riduzione dell’uso della plastica in questo paese è in parte attribuibile all’implementazione di banchi freschi e di sezioni biologiche, con un aumento delle opzioni di acquisto alla rinfusa. Inoltre, il divieto graduale sugli imballaggi in plastica per frutta e verdura fresca, che entrerà in vigore completamente entro il 2026, ha contribuito a mantenere la plastica in questa categoria al solo 44%, un dato significativamente più basso rispetto al Regno Unito e all’Italia.

Prospettive future e soluzioni sostenibili

DS Smith stima che il 90% degli imballaggi in plastica considerati non necessari sul mercato italiano potrebbe essere ridotto o sostituito con alternative sostenibili, come quelle basate su fibre. Per favorire questa transizione, l’azienda sta investendo in un centro globale per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative nel packaging. L’obiettivo è quello di potenziare l’innovazione radicale, lavorando a stretto contatto con alcune delle più grandi aziende nel settore dei beni di consumo. La sinergia tra produttori, distributori e istituzioni potrebbe indurre un cambiamento significativo nella percezione e nell’adozione di pratiche più sostenibili in tutta Italia, contribuendo a un ambiente più sano e meno dipendente dalla plastica.