Il regista di “Alle origini di Trump” elogia Donald Trump per la promozione involontaria del suo film

Il film “Alle origini di Trump” di Ali Abbasi esplora il giovane Donald Trump e il suo legame con Roy Cohn, suscitando polemiche e reazioni critiche dall’ex presidente, nonostante un avvio deludente al botteghino.
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Il film “Alle origini di Trump”, diretto dal cineasta danese-iraniano Ali Abbasi, sta attirando l’attenzione anche grazie alle reazioni dell’ex presidente Donald Trump. Nonostante il film abbia incassato solo 1,6 milioni di dollari nel suo primo weekend negli Stati Uniti, Abbasi ha espresso gratitudine nei confronti di Trump per aver generato una significativa pubblicità gratuita. Questo biopic esplora il controverso rapporto tra un giovane Donald Trump, interpretato da Sebastian Stan, e il suo legale Roy Cohn, un personaggio noto per il suo ruolo nel maccartismo negli anni Cinquanta.

Il successo promozionale involontario di Trump

Ali Abbasi ha statuito che, nonostante il film stia vivendo un avvio deludente ai botteghini, il pubblico settimanale combinato ha superato il numero di partecipanti agli eventi di Trump durante lo stesso periodo. “Per essere un flop, il nostro pubblico settimanale combinato è più grande di quello che questa settimana è andato ai suoi comizi,” ha commentato il regista. Questa dichiarazione evidenzia il paradosso della situazione: nonostante la bassa risposta commerciale, il film ha guadagnato visibilità mediatica, in parte grazie alle polemiche scaturite dalle affermazioni di Trump.

Il film, che debutterà in Italia il 17 ottobre, offre un ritratto di Trump nelle sue prime fasi, analizzando trasformazioni e influenze che hanno contribuito a formare il suo personaggio pubblico. Le reazioni a questo biopic stanno suscitando un dibattito più ampio sull’immagine di Trump come figura di potere e sulla rappresentazione del suo passato nel contesto attuale. Così, Abbasi ha trasformato la critica del film in un’opportunità di discussione, invitando Trump a un confronto diretto.

Le reazioni di Trump e le polemiche sul film

Donald Trump ha risposto in modo critico al film tramite il suo canale Truth Social, etichettandolo come “un film falso e privo di classe”. Nella sua dichiarazione di 150 parole, ha sollevato dubbi sull’integrità della produzione e sul diritto dei suoi autori di discutere la sua vita e le sue esperienze. Inoltre, Trump ha descritto il film come un “colpo basso diffamatorio” e ha sperato che non avesse successo al botteghino.

La campagna di Trump ha adottato un approccio severo nei confronti della pellicola, inviando diffide legali ai distributori. Ciò ha avuto come conseguenza di scoraggiare numerosi soggetti dall’associarsi al progetto, contribuendo ulteriormente a creare un’aura di controversia attorno all’opera di Abbasi. Le affermazioni di Trump hanno anche stigmatizzato il casting della parte di Ivana Trump, che è stata affidata all’attrice bulgara Maria Bakalova, famosa per il suo ruolo in “Borat: Subsequent Moviefilm”.

Il ruolo di Ivana Trump nell’opera

La figura di Ivana Trump occupa un posto significativo nel film, in particolare a causa della storicità e delle complessità emotive legate al loro matrimonio. Ivana è stata descritta da Trump come “una donna gentile e meravigliosa”, ma la disparità di percezioni sul loro rapporto è palpabile. Se da un lato Trump ha elogiato la sua ex moglie, va sottolineato che il film rievoca nelle sue sequenze eventi che hanno turbato la campagna dell’ex presidente.

Tra le accuse di violenza domestica lanciate durante il divorzio nel 1990 ci sono state delle asserzioni da parte di Ivana che sono state successivamente ritrattate. Queste affermazioni sono un tema centrale nel film e hanno contribuito a generare tensioni tra gli autori e il team di Trump. Abbasi ha descritto Ivana come il “centro morale della storia”, attribuendo a lei un’importante rilevanza narrativa.

In un contesto di crescente polarizzazione politica, il film “Alle origini di Trump” diventa un catalizzatore di discussione, affrontando temi di potere, identità e relazioni umane in un’epoca in cui la figura di Trump continua a generare tanto fervore quanto divisione.