La Scozia in lutto per la morte di Alex Salmond, ex ‘first minister’ indipendentista, a 69 anni

La morte di Alex Salmond, ex ‘first minister’ scozzese e leader dell’SNP, segna la fine di un’era nella politica scozzese, caratterizzata da ambizioni per l’indipendenza e controversie personali.
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Alex Salmond, figura storica della politica scozzese e ex ‘first minister’, è scomparso all’età di 69 anni. La notizia della sua morte è arrivata dopo un malore improvviso che ha colto Salmond mentre pronunciava un discorso in Macedonia del Nord. La sua carriera politica, segnata da alti e bassi, ha avuto un impatto significativo sul dibattito sull’indipendenza della Scozia, nonché sulla direzione del Scottish National Party , che ha guidato per molti anni.

La carriera politica di Alex Salmond

Nato nel 1954 a Linlithgow, Alex Salmond ha iniziato la sua carriera politica all’interno dello SNP, diventando membro del Parlamento scozzese nel 1999, anno della sua fondazione. La sua ascesa nel partito culminò nel 2004, quando assunse la leadership, portando il partito a ottenere risultati elettorali senza precedenti. Salmond si è distinto per la sua eloquenza e carisma, elementi che lo hanno aiutato a conquistare la fiducia degli elettori scozzesi.

Nel 2007, Salmond è diventato ‘first minister’ della Scozia, guidando una coalizione di governo. Durante il suo mandato, ha promosso attivamente il dibattito sull’indipendenza, culminato nel referendum del 2014. La sua amministrazione ha messo in atto una serie di riforme in vari settori, tra cui la salute e l’istruzione, e ha cercato di dimostrare che la Scozia potesse prosperare come nazione autonoma all’interno del Regno Unito.

Tuttavia, il referendum ha visto prevalere il fronte unionista, con una sconfitta del 55% a favore del “No”. Dopo questo risultato, Salmond ha rassegnato le dimissioni dalla carica di ‘first minister’ e ha lasciato la guida dell’SNP nel 2014, ma ha continuato a occupare un ruolo di spicco nella politica scozzese.

Le controversie e le dimissioni dall’SNP

Dopo l’uscita dalla guida dell’SNP, la carriera di Salmond ha subito una svolta drammatica. Nel 2018, ha annunciato le sue dimissioni dal partito, in seguito all’emergere di accuse di condotta sessuale inappropriata a suo carico. Le denunce hanno suscitato un notevole scalpore mediatico e politico, portando a un’indagine formale. Salmond si è sempre professato innocente e nel 2020 è stato prosciolto da tutte le accuse dopo un processo che ha diviso l’opinione pubblica.

Nel 2021, nonostante il tumulto privato e le polemiche, Salmond ha avuto una nuova opportunità politica. Ha fondato il Partito Alba, un nuovo movimento indipendentista, con l’intento di raccogliere consensi per la causa della Scozia indipendente. Questa mossa ha segnato un tentativo di ripristinare la sua influenza politica, ma ha anche esacerbato le divisioni all’interno del panorama politico scozzese.

L’eredità di Alex Salmond

L’impatto che Alex Salmond ha avuto sulla politica scozzese è innegabile. La sua figura è stata caratterizzata da ambizioni audaci e capacità di comunicazione, ma anche da controversie che hanno offuscato la sua reputazione. Molti lo ricordano come un politico visionario che ha cercato di dare voce alle aspirazioni di indipendenza del popolo scozzese, mentre altri lo vedono come un leader divisivo.

La BBC ha sottolineato che Salmond è stato un “giocatore d’azzardo” e ha descritto la sua carriera come una successione di contraddizioni. Nonostante le sue sfide personali e professionali, la sua dedizione alla causa dell’indipendenza scozzese ha lasciato un’eredità che continuerà a influenzare il dibattito politico in Scozia. La sua morte segna la fine di un’epoca e lascia un vuoto nel panorama politico nazionale, mentre il futuro dell’SNP e della questione indipendentista rimangono aperti e incerti.