studio rivela che il rischio di infarto e ictus aumenta dopo un’infezione da covid-19

Uno studio dei National Institutes of Health rivela che il Covid-19 aumenta il rischio di eventi cardiovascolari fino a tre anni dopo l’infezione, con implicazioni significative per la salute pubblica.
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L’emergere della pandemia di Covid-19 ha sollevato preoccupazioni non solo per i danni immediati causati dal virus, ma anche per le conseguenze a lungo termine sulla salute. Recenti ricerche finanziate dai National Institutes of Health evidenziano un aumento significativo del rischio di eventi cardiovascolari, come infarti e ictus, fino a tre anni dopo l’infezione, specialmente per coloro che hanno contratto la prima ondata del virus. Questo articolo esplorerà in dettaglio i risultati di questo studio pubblicato sulla rivista “Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology” e analizzerà le implicazioni per la salute pubblica.

impatto lungo termine dell’infezione da covid-19

Gli studi pregressi avevano già segnalato una connessione tra Covid-19 e un aumento degli eventi cardiovascolari, ma la nuova ricerca dei NIH rappresenta il primo studio che dimostra che questo rischio può persistere per un massimo di tre anni dopo l’infezione. I risultati indicano che le persone che hanno contratto forme gravi di Covid-19, soprattutto durante la prima ondata, affrontano un rischio significativamente maggiore di avere infarti o ictus.

La ricerca ha coinvolto 10.000 pazienti della UK Biobank, di età compresa tra i 40 e i 69 anni. Di questi, 8.000 avevano contratto il virus, mentre 2.000 erano stati ricoverati in ospedale per Covid-19 grave. Per fornire un confronto accurato, i ricercatori hanno anche monitorato quasi 218.000 persone non infettate nello stesso periodo. I risultati ottenuti hanno mostrato una correlazione diretta tra il ricovero per Covid e un aumento del rischio di eventi cardiovascolari. Questo aspetto solleva interrogativi importanti su come una precedente infezione possa influenzare la salute a lungo termine.

il legame tra gruppo sanguigno e rischio cardiovascolare

Un sorprendente risultato emerso dallo studio riguarda il ruolo del gruppo sanguigno nel determinare la suscettibilità agli effetti gravi di Covid-19. I ricercatori hanno scoperto che le persone con gruppo sanguigno 0 sembrano godere di una protezione maggiore contro le complicazioni cardiache post-infezione. Al contrario, chi ha gruppi sanguigni A, B o AB ha mostrato un raddoppiato rischio di infarto o ictus in seguito a un ricovero per Covid.

Questa scoperta suggerisce una possibile componente genetica che potrebbe influenzare il modo in cui il corpo reagisce all’infezione. La correlazione tra genotipo e manifestazioni cliniche post-Covid è un campo di studio promettente, ma è ancora in fase di esplorazione. Le implicazioni di tale scoperta possono essere significative, poiché potrebbero contribuire a sviluppare strategie preventive più mirate in base al gruppo sanguigno e alla storia clinica individuale.

le implicazioni per la salute pubblica futura

L’epidemia di Covid-19 ha colpito oltre un miliardo di persone in tutto il mondo, e i risultati di questo studio hanno sollevato domande cruciali per la salute pubblica globale. Secondo Hooman Allayee, professore di Scienze della popolazione e della salute pubblica, è essenziale considerare Covid-19 grave come un potenziale fattore di rischio per malattie cardiovascolari, similmente a condizioni ben note come il diabete di tipo 2.

David Goff, direttore della Divisione di Scienze cardiovascolari del National Heart, Lung, and Blood Institute, ha ribadito la necessità di identificare strategie efficaci per prevenire le malattie cardiache nei pazienti che hanno avuto Covid-19 in forma grave. Le nuove informazioni evidenziano l’urgenza di seguire ulteriormente i pazienti e di intraprendere studi che possano delineare chiaramente il legame tra infezione, gruppo sanguigno e sviluppo di complicazioni cardiache.

necessità di ulteriori ricerche

Mentre i risultati dello studio offrono nuove informazioni importanti, gli autori hanno notato che le scoperte si applicano soprattutto alla popolazione che è stata infettata nella fase iniziale della pandemia. Rimane incerto se coloro che si sono ammalati gravemente di Covid dopo il 2021 possano affrontare lo stesso rischio. In aggiunta, i partecipanti allo studio non erano stati vaccinati, poiché i vaccini non erano ancora disponibili durante il periodo di osservazione. Questo solleva interrogativi su come lo stato vaccinale potrebbe modificare il rischio cardiovascolare legato a Covid-19.

Per completare il quadro, è necessaria un’analisi più approfondita che includa una popolazione etnicamente diversificata rispetto a quella della UK Biobank. La ricerca dovrà anche esplorare con maggiore attenzione il legame diretto tra infezioni, gruppo sanguigno e meccanismi genetici sottostanti. Le evidenze finora raccolte rappresentano un passo significativo nella comprensione delle conseguenze a lungo termine dell’infezione da Covid-19 sulla salute cardiovascolare, ma la strada verso una comprensione completa di questi fenomeni è ancora lunga e richiede nuovi studi.