L’ingegner Giovanni Marelli, figura di spicco nel campo del motorismo sportivo e dell’ingegneria automobilistica, è scomparso all’età di 84 anni. Con una carriera che si estende per più di cinquant’anni, Marelli ha lasciato un’impronta indelebile nelle principali scuderie automobilistiche italiane e internazionali. Dalla Ferrari all’Alfa Romeo, fino alla MCM e oltre, il suo contributo ha influenzato profondamente il mondo delle competenze motoristiche, tra cui la Formula Indy e i veicoli elettrici innovativi.
Gli inizi di una carriera brillante
Nato e cresciuto con una passione per i motori, Giovanni Marelli ha conseguito la laurea in ingegneria meccanica all’Università di Padova. Il suo ingresso nel mondo delle corse avviene alla fine degli anni ’60, quando entra a far parte della Ferrari, contribuendo notevolmente al successo della scuderia. La sua carriera prende il volo grazie alla progettazione della monoposto Dino Tasmania, che ottiene vittorie grazie anche al talento del pilota Chris Amon.
Marelli non si ferma qui; il suo ingegno e la sua dedizione lo portano a seguire anche la Dino 206 SP, una vettura iconica del Campionato Montagna, affiancando il noto pilota Peter Schetty. In questo periodo, lavora a stretto contatto con il leggendario ingegnere Mauro Forghieri e si occupa del debutto dei primi alettoni, un elemento fondamentale per l’aerodinamica delle monoposto, sviluppato in collaborazione con l’ingegner Giacomo Caliri.
La transizione ad Alfa Romeo e il successo nel motorsport
Negli anni ’70, Marelli accetta una nuova sfida e lascia la Ferrari per unirsi all’Alfa Romeo, dietro invito del presidente Luraghi. Qui, lavora al fianco di Carlo Chiti, contribuendo in modo significativo ai successi della casa milanese nel Campionato Europeo Turismo. Con l’Alfa Romeo GTAm e il prototipo 33, il team di Marelli riesce a conquistare ben otto gare su otto, un traguardo che mette in evidenza le sue abilità ingegneristiche e strategiche.
Verso la fine degli anni ’70, Marelli si dedica al ritorno dell’Alfa Romeo in Formula 1, collaborando con il team Brabham prima e sviluppando una vettura completamente Alfa in un secondo momento. Un momento significativo nella sua carriera avviene nel 1981, quando il campione di Formula Indy Mario Andretti entra nel team. Tra i due si sviluppa un legame profondo che va oltre il lavoro e la competizione, segnando un capitolo emozionante nella storia della Formula 1.
Innovazione e nuove sfide nel mondo dei motori
Nonostante il suo notevole successo nel motorsport tradizionale, Marelli ha continuato a esplorare nuove frontiere nel settore automobilistico. Negli anni ’90, ha collaborato con la Cizeta Moroder, famosa per la realizzazione della supercar a 16 cilindri, e con Bertone, partecipando alla progettazione dello Zer, un veicolo elettrico che ha raggiunto i 300 km/h nel 1994, dimostrando l’impegno di Marelli nella sostenibilità e nell’innovazione tecnologica.
Negli ultimi anni della sua carriera, Marelli ha concentrato i suoi sforzi nello sviluppo di veicoli elettrici innovativi, pensati per la distribuzione e i servizi urbani. Questa scelta riflette la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato e alle nuove esigenze ambientali, portando la sua expertise nel settore dei trasporti moderni.
Giovanni Marelli lascia un’eredità straordinaria nel mondo dell’automobile e dello sport, un esempio di dedizione e competenza che continuerà a ispirare le future generazioni di ingegneri e appassionati di motori.