Un giorno di tregua nella Striscia di Gaza: la speranza e la ricerca di normalità
Un risveglio senza bombardamenti e operazioni israeliane: così è iniziato il primo giorno di tregua nella Striscia di Gaza. La popolazione è uscita per strada, felice di poter finalmente respirare un po’ di tranquillità. I profughi palestinesi, che avevano trovato rifugio al sud grazie ai corridoi aperti dall’esercito israeliano, hanno intrapreso un viaggio verso nord per vedere cosa è rimasto delle loro case.
Il cooperante palestinese Sami Abu Omar, intervistato da Adnkronos, racconta che le strade sono piene di gente, soprattutto al sud, mentre al nord gli spostamenti sono limitati dai posti di blocco dell’esercito israeliano. Dopo 49 giorni di guerra, finalmente non si sente più il rumore dei cacciabombardieri e dei droni nel cielo. Abu Omar spera che la tregua permetta di dormire tranquilli per tre notti consecutive e che porti anche più aiuti umanitari, poiché la situazione è disperata: nei negozi non c’è più nulla.
Non tutti sono felici, però. Ci sono coloro che hanno perso tutto, la casa e soprattutto i figli. Gli sfollati che si dirigono verso il nord sperano di trovare qualcosa che sia rimasto della loro vita prima della guerra. Cercano anche solo una bombola di gas per poter cucinare, dato che molti non lo fanno da giorni e hanno dovuto tagliare gli alberi per fare il fuoco. La guerra ha colpito anche la stagione della raccolta delle olive, che è stata sospesa a causa dei bombardamenti. Durante questi quattro giorni di tregua, i palestinesi cercheranno di raccogliere qualche oliva per fare un po’ di olio, poiché la stagione delle olive è sacra in Palestina e tutti cercano di fare scorte.
In conclusione, il primo giorno di tregua nella Striscia di Gaza ha portato un po’ di sollievo alla popolazione, che finalmente può vivere senza il costante pericolo dei bombardamenti. Tuttavia, la situazione rimane difficile: molti hanno perso tutto e la mancanza di aiuti umanitari è un problema urgente da affrontare. La speranza è che questi giorni di tregua possano portare un po’ di normalità e la possibilità di ricostruire le vite distrutte dalla guerra.