Aumento delle sentenze e reati orientati dal genere
Il tribunale di Milano ha registrato un aumento significativo nel numero totale delle sentenze emesse nel 2023, passando da 732 a 930 (+121 rispetto all’anno precedente). Queste sentenze si suddividono nel 53% di condanne, il 23% di non doversi procedere e il 23% di assoluzione. È interessante notare che il 45% dei reati è commesso da giovani tra i 18 e i 35 anni. Inoltre, si è verificato un aumento delle sentenze di non doversi procedere, che rappresentano il proscioglimento legato a motivi processuali come la remissione della querela, con un aumento del 11% rispetto all’anno precedente. È importante sottolineare che il 92% degli imputati per i reati orientati dal genere, come maltrattamenti, atti persecutori e violenza sessuale, sono uomini.
Influenza delle decisioni del gup e la necessità di maggiori risorse
Le decisioni del giudice per l’udienza preliminare (gup) potrebbero essere state influenzate anche dalla nuova sentenza di non doversi procedere, che viene applicata quando gli elementi non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna. Questa nuova regola di giudizio è stata introdotta dalla riforma Cartabia. Secondo il presidente facente funzione del Tribunale di Milano, Fabio Roia, l’alto numero di sentenze di non doversi procedere è spiegato dal fatto che nel tempo la donna che viene chiamata a testimoniare potrebbe decidere di voler ritirare la querela. Questo potrebbe indicare che non c’è un intento di vendetta da parte della donna, ma piuttosto una ricerca di libertà. Per affrontare questa situazione, Roia sostiene che sia necessario abbreviare i processi e che ciò richiede maggiori risorse, come giudici, pubblici ministeri e cancellerie. Al Tribunale di Milano, ad esempio, c’è una carenza del 21% dei giudici, che è diventato un dato significativo.
Il reato di violenza sessuale e la durata dei procedimenti
Analizzando i singoli reati, emerge che il reato di violenza sessuale è quello che registra la maggiore percentuale di condanne, con il 72% in sede di giudizio per l’udienza preliminare e il 63,8% in dibattimento. Le pene più frequentemente comminate sono comprese tra 2 e 3,9 anni in 204 procedimenti, seguite da pene comprese tra 1 e 1,9 anni in 149 procedimenti. È stato registrato un aumento del 12% rispetto all’anno precedente per le pene comprese tra 4 e 6,9 anni, che sono state irrogate in 64 procedimenti. È interessante notare che nell’85% dei casi i procedimenti si concludono entro tre anni. Per quanto riguarda la durata complessiva dei procedimenti, l’85% di essi si conclude in dibattimento entro tre anni, il 63% entro due anni e l’80% al giudice per l’udienza preliminare entro un anno. Nel 2023, sono comparsi procedimenti che sono durati oltre 5 anni in dibattimento e la percentuale di quelli che sono durati oltre due anni al giudice per l’udienza preliminare è salita al 14% a causa della pronuncia delle sentenze sugli irreperibili dovute alla riforma. Si tratta di procedimenti che erano rimasti sospesi per lungo tempo e che ora vengono inclusi nelle statistiche.