Maschi che diseducano al patriarcato: il fenomeno di ‘Tutti noi sì’ spiegato

La facciata di Palazzo Senatorio in Campidoglio illuminata di rosso e con la scritta ''Stop violence against women' in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Roma, 25 novembre 2013. ANSA/ MICHELA SUGLIA

Tutti Noi Sì: La piattaforma che coinvolge gli uomini nella lotta contro la violenza sulle donne

La piattaforma politica chiamata Tutti Noi Sì ha fatto il suo debutto sui social media, guadagnando oltre 300 follower in poche ore. Sabato, per la prima volta, le loro istanze verranno portate in piazza a Roma durante la grande manifestazione contro la violenza sulle donne del 25 novembre. Questo movimento si propone di denunciare la complicità di ogni uomo nel sistema di privilegio maschile che deve essere abbattuto.

La morte di Giulia, una giovane donna uccisa da un ragazzo, ha dimostrato che il femminicidio è il risultato di una violenza sistemica, non è un evento isolato o riconducibile solo al degrado sociale. Lorenzo, uno studente di Storia, spiega che il logo scelto per il movimento è una mela marcia con i volti di molti uomini, perché tutti siamo coinvolti in questa cultura patriarcale che permette agli uomini di esercitare violenza e potere sulle donne. Non si tratta solo di femminicidio, ma anche di fenomeni come il mansplaining.

Tutti Noi Sì nasce con l’obiettivo di diffondere una presa di coscienza collettiva tra gli uomini, educandoli all’affettività. Tutti, senza eccezioni, hanno utilizzato il loro privilegio per generare oppressione e violenza di genere. Non basta non aver ucciso una donna, perché tutti siamo parte del problema. Il movimento vuole cambiare tutto, segnare una svolta e smantellare la narrazione che ci vuole mostri e mele marce, negando così l’esistenza di un fenomeno sistemico di cui gli uomini sono i carnefici.

Il nucleo del movimento è composto da studenti universitari, ma si sono uniti anche liceali. Mantengono un dialogo costante con le ragazze di Non una di meno. Il loro obiettivo è far parlare Giulia, che non ha più voce, e combattere la retorica di coloro che vorrebbero relegare Elena al silenzio o che le hanno detto di pensare solo a piangere e prendersi cura dei familiari.

I ragazzi di Tutti Noi Sì vogliono dire ad Elena che stanno organizzando incontri anche nelle scuole per sensibilizzare e contribuire a una presa di coscienza. Riconoscono che il seme del patriarcato è dentro tutti noi e vogliono dire basta, vogliono cambiare. Non escludono la possibilità di organizzare una manifestazione tutta loro in futuro, come segno tangibile di assunzione di responsabilità.

Il movimento invita tutti a superare la retorica dell’ “Io no” e a gridare “Tutti noi si”. Nessuno deve essere escluso. Non uno di meno.