Inchieste su violenze e abusi sessuali: la condanna della pm Alessia Sinatra
La pm di Palermo Alessia Sinatra è stata condannata dalla Sezione disciplinare del Csm alla sospensione dal servizio per sei mesi e al trasferimento al tribunale di Caltanissetta con funzioni di giudice civile. Questa sanzione è stata decisa a causa delle inerzie e dei ritardi nelle definizioni delle inchieste su violenze e abusi sessuali, che hanno portato alla prescrizione dei reati in alcuni casi. La procura generale della Cassazione aveva chiesto una sanzione meno pesante, ovvero la perdita di anzianità di tre mesi.
Uno dei casi che ha portato alla condanna di Sinatra riguarda tre fratellini che avevano subito abusi sessuali nell’ambiente familiare. Sin dai primi interrogatori, i bambini avevano indicato i presunti responsabili. Tuttavia, la pm ha iscritto la notizia di reato nel registro ignoti sette anni dopo e ha chiesto l’archiviazione dopo più di 16 anni di inerzia investigativa, causando la prescrizione del reato.
Un altro caso riguarda una ragazzina che aveva subito abusi sessuali da parte di suo zio quando aveva 14 anni. Inizialmente, il fidanzato della minorenne aveva denunciato le violenze. Tuttavia, quando la pm ha chiesto il rinvio a giudizio dello zio, era già intervenuta la prescrizione.
Un caso ancora più drammatico riguarda un ragazzino affidato sin dall’età di 13 anni alle cure di un sacerdote. Dopo la morte del ragazzo, i genitori hanno denunciato gli abusi e i maltrattamenti subiti dal figlio da parte del religioso, che avrebbe approfittato dello stato di vulnerabilità della famiglia. Dopo otto anni dall’iscrizione della notizia di reato, Sinatra ha chiesto l’archiviazione per difetto di querela.
Queste inadempienze e ritardi nelle indagini hanno portato alla condanna della pm Alessia Sinatra, con una sanzione più pesante di quella richiesta dalla procura generale della Cassazione.