Confronto tra le napoletane Elvira Notari e Giuliana Bruno: un’analisi dettagliata delle loro vite e opere

Un libro ristampato per riportare alla luce una pioniera del cinema

Un libro dimenticato su Elvira Notari, la prima regista-donna italiana, è stato ristampato da Quodlibet, suscitando un rinnovato interesse sulla vita e la carriera di questa figura dimenticata del cinema italiano. “Rovine con Vista. Napoli e il Cinema di Elvira Notari”, scritto da Giuliana Bruno, ripercorre la storia di questa prolifica cineasta che tra il 1906 e il 1930 ha realizzato più di 60 film. Tuttavia, a causa del regime fascista e della transizione al sonoro, la sua casa di produzione, Dora Film, ha dovuto interrompere le attività. Oggi rimangono solo tre film e alcuni frammenti del suo lavoro.

Un libro autobiografico che unisce le storie di due donne

L’autrice del libro, Giuliana Bruno, è napoletana come Elvira Notari e ha deciso di dedicarsi alla riscoperta della sua storia dopo essersi trasferita negli Stati Uniti negli anni Ottanta. Il libro offre uno sguardo nostalgico sulla grande città di Napoli, attraverso gli occhi di entrambe le donne. La prima edizione del libro è stata pubblicata nel 1993 da Princeton e successivamente è stata ristampata in Italia nel 1995 da Baldini e Castoldi. Tuttavia, negli ultimi anni, il volume era diventato difficile da trovare a causa del fallimento dell’editore.

Uno sguardo transdisciplinare sulla storia del cinema

La nuova edizione del libro non solo presenta i risultati della ricerca sulla vita di Elvira Notari, ma mette anche in luce il metodo transdisciplinare adottato da Giuliana Bruno. Lo sguardo cinematografico di Notari viene analizzato non solo attraverso le vedute di Napoli, ma anche attraverso la storia dell’arte, l’architettura e i panorami del ‘ventre di Napoli’ rappresentati in fotografia, medicina e letteratura. La ricerca dei materiali per il libro è stata un’impresa complessa che ha richiesto un grande sforzo da parte dell’autrice, che ha dovuto cercare in due continenti. La scrittura del libro in inglese, una lingua straniera per Giuliana Bruno, è stata una scelta dettata dalla volontà di creare una distanza fisica e linguistica che le permettesse di tracciare la storia della sua città d’origine attraverso gli occhi di una donna dimenticata dalla storia.

Articolo originale: ANSA