Marina Berlusconi, primogenita di Silvio Berlusconi, ha rilasciato un’intervista a Bruno Vespa per il suo libro ‘Il rancore e la speranza’, in cui esprime il suo dolore per le accuse di contiguità con la mafia rivolte al padre. Marina definisce tali accuse come “un’enormità che mi fa star male”. Sottolinea inoltre come sia assurdo pensare che Silvio Berlusconi, uno dei più importanti uomini politici italiani del dopoguerra e uno dei più grandi imprenditori degli ultimi cinquant’anni, possa essere il mandante delle stragi mafiose del 1992-93. Marina critica anche il fatto che per trent’anni un gruppo di magistrati abbia indagato sulla vita e sui conti della Fininvest senza trovare nulla, e che le stesse procure abbiano dovuto chiedere l’archiviazione per tre volte. Marina Berlusconi afferma che la persecuzione nei confronti del padre non è cessata nemmeno dopo la sua morte, ma che ora l’obiettivo è la sua damnatio memoriae.
Marina Berlusconi critica l’inchiesta Ruby
Marina Berlusconi torna anche sull’inchiesta Ruby, definendola una delle pagine più vergognose della giustizia italiana. Afferma che si trattava di un’inchiesta basata su accuse e processi privi di fondamento, che cercavano di mescolare valutazioni morali con questioni penali. Marina paragona questa situazione ai roghi dell’Inquisizione. Inoltre, quando le viene chiesto se ci siano state donne che hanno approfittato della generosità di Silvio Berlusconi, Marina risponde che ha provato fastidio in passato, ma ora pensa che sia stato giusto così. Sottolinea che la generosità faceva stare bene suo padre e lo rendeva felice, e che un Silvio Berlusconi meno generoso non sarebbe stato se stesso. Pertanto, se qualcuno si è approfittato di questa generosità, Marina conclude dicendo “amen”.