Riforma costituzionale: critiche all’approccio complesso del disegno di legge
Il disegno di legge per la riforma costituzionale, che mira a introdurre l’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri e a razionalizzare il rapporto di fiducia, è oggetto di critiche da parte dell’opposizione. La critica principale riguarda la formulazione del testo, che sembra essere troppo intricato e pieno di scenari ipotetici, invece di seguire principi generali come ci si aspetterebbe da una Carta costituzionale.
Il costituzionalista Giovanni Guzzetta, professore di Diritto pubblico all’Università di Roma, Tor Vergata, risponde alle critiche sottolineando che è comune che le procedure per la disciplina delle forme di governo siano complesse. Questo è particolarmente vero per la forma di governo parlamentare, dove è necessaria una razionalizzazione per evitare le degenerazioni del parlamentarismo. Guzzetta fa riferimento alle Costituzioni di altri paesi, come la Germania, la Spagna e la Grecia, che disciplinano procedure complesse per la forma di governo parlamentare.
Tuttavia, Guzzetta ammette che le soluzioni regolative possono essere migliorate e semplificate. Tuttavia, per farlo, è necessario analizzare nel dettaglio il testo del disegno di legge, che al momento non è ancora completamente noto. Inoltre, Guzzetta sottolinea che la situazione italiana è complicata dal fatto che il modello del Premierato, una volta scelto, non ha esempi nel diritto comparato. Il Premierato si basa sull’idea di formalizzare procedure che altrove sono basate su consuetudini consolidate e adattate storicamente.
Un altro punto critico riguarda la possibile semplificazione del sistema regionale, in cui il Presidente della Regione, eletto direttamente, porta con sé la caduta del Consiglio Regionale quando viene destituito. Guzzetta afferma che astrattamente tutto è possibile, ma sembra che la scelta politica del progetto di legge sia quella di escludere la rigidità del modello regionale. Invece, si prevede che in ogni caso in cui il Premier eletto cessi dalla carica, si proceda allo scioglimento automatico delle Camere. Questa scelta politica apre la strada alla necessità di disciplinare i casi di sostituzione del Premier, mantenendo l’obiettivo di maggiore stabilità che si vuole raggiungere. Tuttavia, questa operazione è complessa e richiede una regolamentazione dettagliata.