Operatori sanitari in fuga: né le tensioni in Medio Oriente né le promesse di un trattamento migliore da parte del ministro della Salute Schillaci riescono a fermare l’emorragia di professionisti dalla sanità italiana. Le richieste di lavoro all’estero sono aumentate del 65% da settembre e non accennano a diminuire. Foad Aodi, presidente dell’Associazione dei medici di origine straniera in Italia (Amsi) e dell’Unione medica euro mediterranea (Umem), tiene traccia di queste richieste che arrivano da medici, infermieri, fisioterapisti, farmacisti e altri operatori sanitari provenienti da diverse regioni italiane. L’obiettivo è un futuro migliore in Paesi come l’Arabia Saudita, che investono molto nella sanità e offrono stipendi almeno doppi rispetto all’Italia. L’Amsi ha lanciato la campagna “Aiutiamoli a casa loro” per cercare di arginare questa perdita di competenze. Tuttavia, molti professionisti sono delusi dalle aspettative di una vita migliore all’estero e si trovano vittime di agenzie non riconosciute. L’Amsi ha quindi preparato un decalogo per informare attentamente chi desidera lavorare all’estero e evitare truffe.