Mourinho e la Roma: Qual è l’irreversibile crisi del club?

José Mourinho, l’allenatore portoghese che ha costruito un forte legame con la tifoseria e la città di Roma, sta affrontando una crisi nel suo ruolo di allenatore di calcio. È vero che ha dimostrato di essere un grande motivatore e un eccellente comunicatore, ma gli manca il riscontro fondamentale nel campo di gioco.

La crisi della squadra di Mourinho è evidente e si è manifestata nella sconfitta contro il Genoa. Questa crisi non è improvvisa, ma si sta sviluppando da tempo. Nonostante le due grandi stagioni in Europa, i numeri parlano chiaro. Da aprile 2023, la Roma ha giocato 14 partite di campionato, vincendone solo 2, pareggiandone 6 e perdendone 6. Questo significa solo 12 punti su 42 disponibili, una media che farebbe pensare alla retrocessione.

La domanda che sorge è se questa crisi di Mourinho sia irreversibile o se possa esserci una possibilità di inversione di tendenza. È probabile che la Roma torni a fare punti prima o poi, ma bisogna chiedersi se Mourinho sia ancora in grado di competere con gli altri allenatori in termini di conoscenza del gioco. Alcuni critici sostenevano che l’importante fosse il risultato, e le vittorie nella Conference League e la finale dell’Europa League dello scorso anno sono stati risultati importanti, ma più che dei risultati della Roma, sono stati risultati di Mourinho stesso. Solo lui poteva realizzare quel percorso in Europa, combinando il “mourinismo” con il “romanismo”, come lo definisce lui stesso. Questo lo renderà una figura storica per la Roma.

Mourinho è noto per essere un allenatore che sa vincere in ogni caso. Tuttavia, nel campionato, dove la corsa è lunga e non si possono improvvisare risultati senza un gioco solido, i risultati dicono il contrario. La partita contro il Genoa e altre partite precedenti dimostrano che squadre di valore medio, ma ben preparate dal punto di vista tattico e fisico, prevalgono su una squadra che pur avendo un livello tecnico superiore, manca di organizzazione di gioco e di preparazione tattica. I giocatori, con la loro determinazione e motivazione, possono compensare le carenze tecniche, ma la responsabilità finale ricade sull’allenatore.

La storia di Mourinho è importante e va presa in considerazione. Ha vinto tutto e ovunque. Tuttavia, negli ultimi dieci anni, dai tempi del Chelsea al Manchester United e al Tottenham, fino alla Roma, i cicli delle squadre di Mourinho sono stati molto simili l’uno all’altro, in termini di durata, proposta di gioco e risultati.

È evidente che Mourinho vince quando ha giocatori che si adattano al suo stile e quando costruisce gruppi pronti a seguirlo fedelmente. Ma quando l’energia che nasce da questa combinazione si esaurisce, le squadre di Mourinho ne risentono. Nel frattempo, il calcio sta evolvendo rapidamente e ci sono allenatori di grande talento e giovani allenatori che lo conoscono in modo approfondito, lo modificano e lo adattano costantemente. Mourinho, al contrario, rimane sempre uguale a se stesso, nel bene e nel male. E forse, questo non è più sufficiente.

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