Un anno fa, quattro esplosioni sottomarine danneggiarono gravemente i gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico, suscitando tensioni geopolitiche ancora più forti a causa dell’invasione dell’Ucraina. Le indagini condotte dalla Germania, dalla Danimarca e dalla Svezia, finora senza successo, hanno cercato di risolvere il mistero di questo attacco, che potrebbe aver coinvolto Mosca o Kiev. Il sabotaggio rimane ancora oggi un enigma.
Il 26 settembre 2022, al largo dell’isola danese di Bornholm, si verificò un’esplosione seguita da quattro enormi fughe di gas sui gasdotti Nord Stream 1 e 2. Questi gasdotti, che collegano la Russia alla Germania, trasportano la maggior parte del gas verso l’Europa. Le esplosioni furono subito denunciate come un atto di sabotaggio dalle autorità occidentali. Secondo l’Agenzia danese per l’energia, le sezioni danneggiate contenevano 778 milioni di metri cubi di gas naturale, causando una delle più grandi perdite di gas metano nell’atmosfera.
Il sabotaggio aveva implicazioni significative: minacciava di trascinare l’Unione Europea e l’Alleanza della NATO in una guerra, poiché si trattava di un attacco alle infrastrutture critiche di uno Stato membro della NATO. Inoltre, l’Europa stava cercando di ridurre la sua dipendenza dall’energia russa.
Nonostante l’attacco abbia suscitato scalpore a livello mondiale, non ha avuto un impatto immediato sull’approvvigionamento energetico dell’Europa. Al momento, la fornitura di gas attraverso il Nord Stream 1 era già stata interrotta dalla società energetica russa Gazprom, mentre il Nord Stream 2 non era ancora entrato in servizio. Quest’ultimo era un progetto da 11 miliardi di dollari che suscitava preoccupazioni negli Stati Uniti e in Ucraina per l’influenza russa sulla sicurezza energetica europea.
A un anno di distanza, non è ancora chiaro chi abbia effettuato il sabotaggio. Alcuni funzionari ritengono che l’attacco richiedesse la complicità di uno Stato, mentre altri ritengono che fosse possibile per attori non statali intervenire a causa della scarsa profondità delle pipeline. Tuttavia, tutti concordano sul fatto che l’attacco sia stato deliberato.
Sia Mosca che Kiev hanno negato ogni responsabilità. Inizialmente, gli Stati Uniti e l’Europa avevano incolpato la Russia, ma questa idea è stata gradualmente abbandonata durante le indagini.
A dicembre 2022, un funzionario europeo ha dichiarato che non vi erano prove conclusive del coinvolgimento russo. A febbraio, un giornalista statunitense ha affermato che sommozzatori della Marina statunitense avrebbero piazzato gli esplosivi nei gasdotti, ma questa accusa è stata negata dall’Amministrazione Biden. A marzo, alcune informazioni suggerivano un coinvolgimento di un gruppo filo-ucraino, ma l’Ucraina ha negato ogni coinvolgimento.
Le ipotesi sull’autore del sabotaggio si sono susseguite senza soluzione di continuità. Alcuni sospettano di una nave russa, altri puntano il dito contro la SS-750, un’altra nave russa specializzata in operazioni subacquee. Gli investigatori tedeschi si sono concentrati sul ruolo di un’imbarcazione noleggiata sotto falsa identità.
In conclusione, le indagini condotte da Germania, Danimarca e Svezia sono ancora in corso e finora non hanno raggiunto risultati concreti. Le implicazioni geopolitiche e i possibili responsabili del sabotaggio rimangono ancora un mistero nel Mar Baltico.