Monitoraggio dei cervi mediante il ‘bramito’: una chiave per la biodiversità aerea

Nel Parco delle Foreste Casentinesi, estremamente boscoso, è difficile avvistare i cervi che si nascondono tra la vegetazione. Per riconoscerli, bisogna ascoltarli. Ogni autunno, si sfrutta il “bramito” e si creano punti di ascolto in tutto il parco, dove 550 persone si mettono di notte ad ascoltare i bramiti e registrarne le posizioni. Questo è solo un esempio delle diverse modalità di tutela della biodiversità nei Parchi Nazionali italiani.

Per scoprire e comprendere queste modalità, è stato organizzato il progetto Biodiversità in Volo in collaborazione con la Fondazione Una e Federparchi. Il progetto ha fatto tappa nelle Foreste Casentinesi durante i censimenti. “La collaborazione con Fondazione Una contribuisce ad aumentare la consapevolezza dell’importanza della gestione della biodiversità”, ha commentato Luca Santini, presidente di Federparchi.

Dopo aver registrato i bramiti, i dati vengono analizzati per stimare il numero di cervi in età riproduttiva che bramiscono a settembre. Questo dato, insieme ai dati della primavera, permetterà di calcolare il numero totale di cervi, nonché la ripartizione per sesso e età. Oltre 500 persone provenienti da tutta Italia partecipano a questo censimento, tra cui ricercatori, carabinieri, forestali, volontari e rappresentanti del mondo venatorio, tutti impegnati nell’obiettivo comune di conoscere la popolazione di cervi.

Conoscere la popolazione di cervi nel Parco è fondamentale per chi lavora all’interno di esso. Non solo permette di monitorare gli esemplari di anno in anno, ma anche di valutare l’efficacia delle scelte gestionali del Parco. Infatti, il numero di cervi può variare a causa di fattori ambientali o problemi legati all’uomo, come malattie o predatori. Monitorare nel tempo è quindi fondamentale per una gestione intelligente e bilanciata.

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