A un anno di distanza dal suo mandato, Giorgia Meloni si riunirà domani con il suo governo per fare un bilancio. Nonostante i successi rivendicati, sembra che il governo non si sia aperto a nuove energie e contributi. Il numero dei decisori e dei consiglieri è diminuito, mentre i mondi esterni al palazzo del governo sono sempre più esclusi. Uno dei primi tentativi di allargare il campo è fallito quando Fabio Panetta ha rifiutato l’offerta di diventare ministro dell’Economia. I fondi europei sono stati spostati sotto il controllo di Palazzo Chigi anziché del dicastero di Via XX Settembre. Anche i consulenti e i dirigenti apicali sono stati ridotti. Dopo un anno, l’unico consigliere economico della premier è Renato Loiero, proveniente dalla direzione del Servizio bilancio del Senato. Il capo di gabinetto è stato scelto fra i dipendenti del ministero del Turismo, mentre l’ufficio stampa è stato ridotto con il cambio di portavoce. È stato individuato anche un responsabile dei rapporti con la stampa estera. La comunicazione politica del governo e del partito è stata centralizzata nelle mani di Giovanbattista Fazzolari. Durante il suo primo anno di governo, Meloni ha anche cambiato i vertici delle partecipate statali, nominando nuovi amministratori delegati. Molte delle nomine effettuate hanno riguardato persone di fiducia che gravitano intorno al partito. Non c’è da sorprendersi che Arianna Meloni, sorella della leader e compagna del ministro Lollobrigida, abbia ottenuto una promozione nella segreteria politica e nel tesseramento. L’unica nuova figura introdotta è stata Alfredo Mantovano, sottosegretario con delega al “deep state”. Gli altri rimangono a guardare come le stelle di Cronin.