La legge sull’immigrazione numero 40 del 1998, promossa da Giorgio Napolitano e Livia Turco, ha introdotto i Centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpta), successivamente modificati e rinominati Centri permanenza e rimpatrio (Cpr). Da quel momento, diverse leggi, tra cui la legge 189/2002 (‘Bossi-Fini’) e il decreto-legge n.113 del 2018, hanno apportato modifiche al Testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero del 1998, senza alterarne l’impianto complessivo.
Il Testo unico regola l’immigrazione in senso ampio, stabilendo norme sull’ingresso, il soggiorno, il controllo e la stabilizzazione dei migranti, nonché la punizione delle violazioni di tali norme. Inoltre, tratta anche l’integrazione degli stranieri, estendendo loro i diritti civili, sociali e politici dei cittadini.
Le principali disposizioni del Testo unico riguardano la programmazione dei flussi migratori e la lotta all’immigrazione clandestina (diritto dell’immigrazione) e la concessione di una vasta gamma di diritti per l’integrazione degli stranieri regolari (diritto dell’integrazione).
Tuttavia, il Testo unico non si occupa del diritto d’asilo, che è stato regolamentato in dettaglio da leggi comunitarie, nonché dal decreto-legge 416/1989 (legge Martelli).
Per quanto riguarda le procedure di espulsione, quando l’espulsione immediata non è possibile, gli stranieri devono essere trattenuti nei Centri permanenza e rimpatrio (Cpr), istituiti dal decreto legge 13/2017. I Cpr hanno sostituito i Centri di identificazione ed espulsione (Cie), che a loro volta avevano preso il posto dei Centri di permanenza temporanea ed assistenza (Cpta), introdotti con la legge Napolitano-Turco.